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Non c’è 2 senza 3: aspettando il terzo scudetto

Sono ormai due mesi che a Napoli e provincia si respira azzurro. Cori a gran voce tra le strade, striscioni bianchi ed azzurri, bandiere che annunciano in un solo grido: Forza Napoli. Il caffè il lunedì mattina, come sempre, anche in serie C, qui profuma di amarezza o di grande entusiasmo, ma questa volta dal lunedì alla domenica non si fa che parlare d’altro: sono 33 anni, Napoli, torna campione. Un’ordinanza ci blinda, si tentenna davanti ai blocchi che ostruiscono la viabilità, inducendo i più a trovare alternative. Gli host si affannano a trovare camere nei più disparati hotel, Napoli è da vivere, oggi più di ieri. Questo trofeo profuma di nuovo per i giovani ed anche per i più piccoli che Maradona l’hanno conosciuto dai propri papà che con una bella esclamazione ci hanno ripetuto: “Ma che ne sai tu, io ho visto Maradona allo stadio San Paolo, tutto un altro sapore”.

Gennaro ha vestito il figlioletto Ciro tutto d’azzurro: perché per noi questo è un capodanno, un inizio di un’era nuova e sicuramente irripetibile e quindi “Ciruzz s’adda vesti’ azzurr”.

Antonio ha verniciato l’auto con un bel tricolore perché noi le cose ce le sudiamo, ma Antonio la macchina domani la cambierà, tanto che fa.

Vincenzo ha ingaggiato i commercianti di Spaccanapoli per montare gli striscioni: perché qua nel 2023 ancora ci arrangiamo, “perché o Stat non ci aiuta”.

“Conosco tanti disoccupati che si arrangiano, sì, ma non per questo vanno ammazzando la gente. Il cammorrista: e chesta è gente senza curaggio”. Recitava così il professore Gennaro Bellavista, professore di filosofia in pensione, interpretato dall’ingegnere- filosofo  Luciano De Crescenzo nel film “Così parlò Bellavista”. L’arrangiarsi, sì: Giovanni ha comprato la bancarella ed ha messo i figli ad ogni angolo della strada: uno le spighe, uno le bandiere, uno le maglie, quelle contraffatte, “brigadiè: e io comme e faccio mangia’ a sti creature?”. Sempre con la battuta pronta, siamo napoletani, siamo buoni e cattivi: ma domani è il Capodanno napoletano, ci appelliamo a San Gennaro, “facci sto miracolo, vulimm festeggià’”.

“Un paradiso abitato da diavoli”, recitava qualcuno. Un vulcano sullo sfondo, un mare che sa di storia, teatro di fameliche stirpi eteroctone, crocevia di poliedrici artisti, terra che ha sempre fatto del suo carattere multietnico motivo di apertura e progresso.

Eppure, non mancano episodi sui social di grande razzismo misto a rancore di chi, come sempre, tira le somme della nostra amata città, tacciandola con pochi aforismi, riassumibili in: chiacchiere, malavita, reddito di cittadinanza, pizza, mare e tarantella. Insomma, anche oggi è l’occasione per infangare un popolo pieno di storia e pieno di amore per il calcio, anche se incastonati in un passato- presente, refrattario al cambiamento e spesso, tagliato fuori a tutti i livelli istituzionali. Siamo passionali, caldi, la nostra pelle profuma di ardore. Domani tutti i proiettori sono puntati su di noi, non ci faremo cogliere impreparati, festeggeremo con civiltà e dimostreremo che questa città la amiamo veramente, la proteggiamo. Al bando comportamenti incivili.

QuiCampiFlegrei vi augura un buon Capodanno napoletano e “A maronna c’accumpagn”.

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Martina Bruna Chiaiese
Nata a Napoli nel 1994. Fin da bambina è sensibile al mondo della cultura e della scrittura. Ha frequentato il Liceo Classico Antonio Genovesi grazie al quale matura un grande interesse per la lingua e la letteratura italiana e inglese. Si iscrive all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale e nel 2017 consegue la laurea in Lingue, Lettere e Culture Comparate nelle lingue inglese e cinese. Attualmente frequenta il corso di Laurea Magistrale in Lingue e Civiltà Orientali approfondendo lo studio della lingua, la storia, l’archeologia e la letteratura cinese. In ambito giornalistico si occupa della coordinazione del quotidiano on-line L’Osservatorio Flegreo ed è direttore della testata QuiCampiFlegrei. La sua passione è lo sport.

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