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Raccontare i Campi Flegrei ai bambini 

Istruzioni per l’uso

“Mamma cosa sono i Campi Flegrei? Perché ne parlano così tanto ultimamente?”

Sono i bambini, dalla voce del cuore, a ricordarci quanto possa essere importante il sapersi informare. Ci ricordano che la comunicazione è veramente tutto: quella fisica e verbale. Ma quanto sappiamo davvero informarci, ma soprattutto, quanto sappiamo veramente informare i nostri piccoli? 

Una valanga di informazioni ci piovono addosso, al punto che spesso non riusciamo bene a sintetizzare tutte queste notizie nè ad elaborarle egregiamente. Siamo nell’era dell’informazione digitale, di un dito che corre più veloce rispetto all’importanza di verificare, grazie all’ormai superato “giornalismo dalle scarpe da tennis”.  

Al “Mamma cosa sono i Campi Flegrei? Perché ne parlano così tanto ultimamente?” cosa possiamo rispondere, cosa dovremmo rispondere? 

Se i bambini hanno già accesso ai social, potrebbe essere buona condotta anzitutto selezionare i contenuti, evitando di seguire pagine da titoloni sensazionalisti e acchiappa click. 

Se invece si tratta di bambini che anagraficamente si trovano giustamente tagliati fuori dai social, raccontare una storiella con simboli metaforicamente vicini a loro, pur rimanendo dalla parte della chiarezza, potrebbe essere un’idea carina per rimettere in connessione i bambini con la realtà, indorando così un po’ la pillola, ma rimanendo fedeli ai fatti.

La storia di Vesuvio e Natura

Vesuvio era un coloratissimo monte che un giorno, gonfio della sua rabbia, iniziò a piangere. Il verde primeggiava, ma non mancavano le tonalità del rosso, l’amaranto principalmente. I figli di Vesuvio erano gli abitanti di Pompei ed Ercolano che presero a correre, intenti a scappare dalle lacrime del loro papà Vesuvio. I cieli assunsero le sfumature del grigio, del nero, colori di grande terrore.

“Mamma ma perché Vesuvio, piangeva?”. 

Vesuvio, caro il mio piccolino, era un vulcano ed il suo risveglio era normale. 

“Si ma perché se la prendeva con i suoi figli?” 

Vesuvio aveva perso la sua amata Natura, una certa donna che un tempo si chiamava Partenope. Partenope si era invaghita di un viandante, un certo Ulisse il quale, dopo essere fuggito via dalla sua Penelope, la lasció morire su di uno scoglio. Dalle sue lacrime nacque il golfo di Napoli, dai suoi capelli una bellissima spiaggia dorata. 

“E mamma dai suoi occhi?” Dai suoi occhi nacque la passione che noi napoletani mettiamo in tutte le cose. 

“Mamma, ma cosa c’entrano i Campi Flegrei? “

I Campi Flegrei sono i figli sopravvissuti di Vesuvio. Loro, si sono pietrificati ed hanno preso le fattezze di piccole bocche vulcaniche.

“ Mamma quindi non dobbiamo farli arrabbiare, i Campi Flegrei?”. 

No, noi non possiamo fermare le loro lacrime, perché è la natura che governa ormai i piccoli figli di Vesuvio, arenati nei più disparati posti. 

“E cosa possiamo fare, mamma?” 

Possiamo aspettare che San Gennaro possa fermare la loro ira.

“Davvero mamma?” 

Si, come accadde nel 1631 San Gennaro fermó la lava, impedendole di arrivare fino ai capelli di Partenope.

” Ah mamma, dici fino alla spiaggia?” 

Si Francy.

“Va bene mamma, ma perché da un amore possono nascere tutte queste lacrime? “

Perché è la vita che alterna bellissimi momenti, a momenti meno belli e tu devi sempre cercare di riconoscerli. 

Mamma quindi ora i Campi Flegrei sono felici e non piangono?

Ora i Campi Flegrei iniziano a muovere le loro bocche, ma non sappiamo se piangeranno, noi speriamo di no.

Sul suo volto un ghigno. 

Gli avevamo ispirato un’idea del sublime Kantiano: la grandezza della natura, associata alla paura. Meglio non avremmo potuto dire al nostro Francesco, curiosissimo bimbo dagli occhi corvino che emettevano raggi di luce, eloquenti, nei suoi silenzi. Quel bambino alle cui domande io ed il papà fingevamo di avere parole per rispondere. Noi fingevamo, perché non trovavamo abbastanza risposte alla curiosità delle sue domande.

“Mamma domani mi racconti dell’11 Settembre, a scuola la maestra ha iniziato a parlarcene”. 

“ Va bene Francesco, ora però prepariamo la cartella che domani a scuola hai il tema di italiano”. 

“ Speriamo che posso parlare dei Campi Flegrei, mamma. Voglio raccontare alla maestra di Vesuvio e Natura. Ma secondo te lei la conosce questa storia?”.

“No France’, ma se vuoi puoi insegnarla tu alla maestra”.

“Mamma, ma i bambini non insegnano. I grandi insegnano.”

“Non è vero France’, tu mi hai insegnato molte cose.”

“Davvero, mamma e cosa?”

Mi hai insegnato ad essere la mamma più incuriosita del mondo con le tue domande. Ai bimbi è concessa la possibilità di imparare dai grandi, ma ai grandi è concessa il grande lusso di crescere insieme ai bambini.”

Il racconto nasce da un’idea personale, non esistono riferimenti a fatti storici nelle loro originali fattezze. È solo il racconto di una madre che si pone innumerevoli interrogativi su come potrà un domani riuscire a veicolare le giuste informazioni ai propri pargoli, il resto è storia.

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Martina Bruna Chiaiese
Nata a Napoli nel 1994. Fin da bambina è sensibile al mondo della cultura e della scrittura. Ha frequentato il Liceo Classico Antonio Genovesi grazie al quale matura un grande interesse per la lingua e la letteratura italiana e inglese. Si iscrive all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale e nel 2017 consegue la laurea in Lingue, Lettere e Culture Comparate nelle lingue inglese e cinese. Attualmente frequenta il corso di Laurea Magistrale in Lingue e Civiltà Orientali approfondendo lo studio della lingua, la storia, l’archeologia e la letteratura cinese. In ambito giornalistico si occupa della coordinazione del quotidiano on-line L’Osservatorio Flegreo ed è direttore della testata QuiCampiFlegrei. La sua passione è lo sport.

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