Siamo in crisi, e come ogni coppia che si rispetti danziamo seguendo un canone inverso, dove l’inizio è la fine e viceversa. Chi siamo? Io e Brady, un cavaliere millenario dotato di una forza esplosiva che cerca di contenere invano le sue focose pulsioni, ed Io una femmina dalla scorza dura.
La nostra età non è ben definita, sin dalle origini siamo accomunati da un sentimento raro e perverso, uniti fino alle ossa da questa terra fragile chiamata: Pozzuoli.
Ci siamo tutti, lo zolfo, il fumo, piccoli crateri, grandi bocche aperte qua e là, e poi? E poi ci sono gli invasori, quei poveri cristi che godono di un panorama senza limite, dove il mare entra per colmare le curve di questa generosa cittadina, sorta in epoca Romana e destinata a sopravvivere, nonostante tutto.
Io e Brady non ci siamo mai ribellati, anzi pensiamo che tutta questa gente ha ragione nell’apprezzare una tale bellezza, siamo convinti che un tale ardire debba esser premiato. Gli esseri umani sono strani assai, cercano di colonizzare qualsiasi luogo, noncuranti dei pericoli, forse per dimostrare che uno su mille ce la fa. E qui stanno senza alcun pentimento.
Già, perché se Brady si infuria le cose si mettono male, c’è bisogno di molto amore per fargli cambiare idea, tanto da abbassare la cresta.
Dopo ottantamila anni siamo ancora qua, peccato che non si riesca a garantire un benché minimo progresso in questa fase delicata. Ognuno bada al proprio orto, senza costruire un futuro per il bene comune, tutti corrono verso un unico traguardo, teso verso interessi personali ed economici. Nel frattempo la gente è spaurita, vaga per Pozzuoli in cerca di un rifugio che non c’è, mi dispiace ma Io e Brady non abbiamo la facoltà di aiutarli, certo io posso tentare di calmarlo, provo con tutti i mezzi a non alimentare il fuoco che si porta dentro, ma l’amore vero è passione.
Anche io prego, mi concentro e penso ai comandanti di questo piccolo esercito, prego perché le vostre azioni non distruggano un bene immenso, prego perché i pozzi neri pieni di lava incandescenti non esplodano, voglio dimostrare che io sono la Madre, colei che dona la vita e non la distrugge.
Rispettatemi, fate sentire la vostra voce, ribellatevi a chi non vi protegge!
Siamo tutti figli di Panku, lui aveva la testa dura, tanto da rompere il guscio in cui viveva, una volta fuori parte della sua essenza si trasformò in mio fratello il cielo e io sono la parte solida.
Io dal basso mi rivolgo a te per non fare la fine di Panku, che perse parte di sé stesso, non vorrei svegliarmi un giorno in un’altra dimensione, priva della mia scorza dura, sepolta da tonnellate di lava. Voglio splendere al mattino, riposare dolcemente la notte. Mio caro vulcano veglia senza disturbare e segui con amore i tuoi abitanti, faremo di te il nostro re, dopo tutto ognuno ha la carriera che si merita.