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“La tenuta dei melograni”, un nuovo libro di Enza D’Esculapio | Recensione di Paola Iannelli

Il mare anima e alimenta le storie delle donne protagoniste dell’ultimo romanzo firmato da Enza D’Esculapio La tenuta dei melograni. La Sicilia è il luogo d’elezione per ricostruire le origini familiari di Tecla, vissuta sin dalla nascita nell’orfanatrofio della S.S. Annunziata di Napoli, e data in sposa secondo le regole del tempo.

La scrittrice ha deciso di regalare ai lettori le vite delle antenate di Tecla, partendo dalla nonna per poi giungere a lei attraverso le tortuose vicende, che ebbero come sfondo i tumulti e i sali speziati della rivoluzione che attraversò la nostra penisola dal 1848 fino alle sanguinarie conseguenze determinate dalle guerre mondiali.

I canti popolari in dialetto siculo accompagnano i momenti salienti della storia narrata, seguendo un registro linguistico raffinato in cui si rispecchiano i costumi e le usanze dell’epoca.

L’istinto primordiale della maternità sarà il faro guida verso il quale approdano le azioni di Brigida e Ginevra, unito allo spirito combattivo, tenace e condottiero che guidò alcune donne dell’epoca, nel sostenere teorie e pratiche dirette alla causa per l’elevazione dei diritti delle donne nella società.

Le radici storiche su cui la scrittrice fonda tesi e relazioni è frutto di una scrupolosa ricerca scientifica, dove riemergono dai fondali nomi femminili legati a momenti salienti dei primordi emancipativi.

Il melograno è per antonomasia un simbolo massone, metafora di un frutto succoso e sanguinolento nel colore custodito da una superficie dura e dalla forma irregolare. Il dramma umano che Ginevra affronterà sarà il più terribile per una giovane madre, e guiderà le fila di questa tragedia calata nella penombra del silenzio.

Il romanzo si apre con la nevicata a Napoli nel 1956 e si chiude nel medesimo momento decifrando un enigma che percorre quasi un secolo, e restituisce i cristalli luminescenti della gioventù perduta, in cui delle magnifiche donne hanno saldato le granitiche basi del futuro

Le variabili che domineranno gli imprevisti saranno permeate da una patina di dolore e sofferenza, che scivola tra le righe di queste vite vissute.

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Paola Iannelli
Docente di lingua e letteratura spagnola, ha iniziato a scrivere articoli in ambito accademico, ha svolto una tesi di dottorato sul noir partenopeo post moderno presso l’Università di Salamanca. Nel 2020 pubblica il suo primo noir con il titolo Il paradiso non ha un angolo retto con la casa editrice indipendente napoletana Homo Scrivens. Partecipa a vari blog letterari e scrive per un celebre sito dedito alla letteratura Thrillernord. Nel 2021 pubblica il sequel Amarga, che si candida come giallo finalista al concorso letterario Garfagnana in Giallo Barga noir. Nel 2023 riesce a vincere nel medesimo festival il premio per il racconto Al di là del giardino, nel contest Racconti all'ultimo minuto. Nel 2024 entra a far parte dell'Ordine dei giornalisti campani. Attualmente pubblica per Mursia Editore collana Giungla Gialla, ha pubblicato un noir Uno sguardo innocente, finalista al Garfagnina in Giallo sezione Giallo classico. Partecipa attivamente in convegni internazionali dedicati alla letteratura di genere, in particolare con Tenerife noir, noto festival che si tiene ogni anno nella capitale canaria.
http://www.paolaiannelli.it

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