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Il mare anima e alimenta le storie delle donne protagoniste dell’ultimo romanzo firmato da Enza D’Esculapio La tenuta dei melograni. La Sicilia è il luogo d’elezione per ricostruire le origini familiari di Tecla, vissuta sin dalla nascita nell’orfanatrofio della S.S. Annunziata di Napoli, e data in sposa secondo le regole del tempo.
La scrittrice ha deciso di regalare ai lettori le vite delle antenate di Tecla, partendo dalla nonna per poi giungere a lei attraverso le tortuose vicende, che ebbero come sfondo i tumulti e i sali speziati della rivoluzione che attraversò la nostra penisola dal 1848 fino alle sanguinarie conseguenze determinate dalle guerre mondiali.
I canti popolari in dialetto siculo accompagnano i momenti salienti della storia narrata, seguendo un registro linguistico raffinato in cui si rispecchiano i costumi e le usanze dell’epoca.
L’istinto primordiale della maternità sarà il faro guida verso il quale approdano le azioni di Brigida e Ginevra, unito allo spirito combattivo, tenace e condottiero che guidò alcune donne dell’epoca, nel sostenere teorie e pratiche dirette alla causa per l’elevazione dei diritti delle donne nella società.
Le radici storiche su cui la scrittrice fonda tesi e relazioni è frutto di una scrupolosa ricerca scientifica, dove riemergono dai fondali nomi femminili legati a momenti salienti dei primordi emancipativi.
Il melograno è per antonomasia un simbolo massone, metafora di un frutto succoso e sanguinolento nel colore custodito da una superficie dura e dalla forma irregolare. Il dramma umano che Ginevra affronterà sarà il più terribile per una giovane madre, e guiderà le fila di questa tragedia calata nella penombra del silenzio.
Il romanzo si apre con la nevicata a Napoli nel 1956 e si chiude nel medesimo momento decifrando un enigma che percorre quasi un secolo, e restituisce i cristalli luminescenti della gioventù perduta, in cui delle magnifiche donne hanno saldato le granitiche basi del futuro
Le variabili che domineranno gli imprevisti saranno permeate da una patina di dolore e sofferenza, che scivola tra le righe di queste vite vissute.