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Favole: una raccolta di Ivan Tudisco

Chi nella sua vita, non ha letto almeno una volta una favola. Questa tipologia di racconto, era molto in voga ai tempi dell’antica Grecia, per l’appunto sono in molti a definire Esopo, il padre della favola così come noi la conosciamo. Perfino i più antichi saggi adoperavano le favole, o parabole, per spiegare in modo semplice e avvincente, dei concetti che altrimenti il popolo dell’epoca difficilmente poteva apprendere.

Oggi la favola ha assunto un connotato infantile, complice i cartoni animati, e sembra quasi un atto umiliante per un uomo adulto accostarsi a essa. Posso dire che non c’è nulla di umiliante nel leggere una deliziosa favola. Mentre scrivevo questa raccolta, una nuova forma di benessere prendeva vita in me a poco a poco. Con mia sorpresa, vedevo le mie dita scorrere sulla tastiera, seguendo la luce delle ispirazioni, con molta scioglievolezza, e una sensazione di profonda bellezza aveva rinnovato la mia persona. Mi sono riscoperto non solo come scrittore di favole, ma anche un loro seguace, ed allora ho compreso il loro senso più profondo. Le favole nascondono il segreto della semplicità, senza la quale non si può essere felici.

La raccolta di ventitré favole, narra le vicende più o meno complicate di folletti, animali parlanti, bambini e uomini, raccontate in chiave armoniosa, con una morale specifica e visibile.

I racconti, scritti seguendo il linguaggio classico della favola e della fiaba, raccontano diverse storie tutte aventi come principio, l’amore per il prossimo, il rispetto per l’ambiente, l’attaccamento ai veri valori della vita, il tutto spiegato in modo allegorico o comunque comprensibile, essendo gli animali o personaggi della fantasia classica i principali attori.

Nella favola: La foresta parlante, ad esempio, si spiega l’importanza della cura ambientale, e sono gli alberi a parlare, il manto erboso, le api e le formiche, che spiegano al mite contadino la necessità della loro presenza nel sistema, e il motivo per il quale bisogna averne cura.

Giunto in quel luogo e racimolato un bel po’ di frutti, il contadino vide un’ape gironzolare tra i fiori e gli venne in mente di ucciderla. «Ehi cosa fai, vorresti uccidermi? Non sai che sono utile per la sopravvivenza della natura? Io permetto l’impollinazione e quindi la formazione dei frutti, trasportando il polline da un fiore all’altro, in modo tale da garantire la presenza di specie vegetali diverse, un fenomeno molto utile per la natura sai? Cosa? Non hai compreso? Dunque cerco di spiegarti meglio: gran parte della produzione di cibo in questo mondo dipende dalle api. Noi voliamo da un fiore all’altro nutrendoci del loro nettare, ma nei fiori c’è anche il polline che rimane attaccato a noi, e siccome il polline permette alle piante di riprodursi, quando ci appoggiamo su di esse, le diamo né più né meno la vita; oltre al fatto che produciamo il miele, la cera, il propoli che sarebbe una sostanza in grado di curare diversi malanni, e la pappa reale, un’altra sostanza ricca di proteine, molto importante per voi uomini. Quindi come vedi, ti conviene tenermi in vita» disse l’ape risoluta.

Ho voluto parlare ai bambini con le favole: La fatina del buio, e La scuola fa bene, “insegnando” loro a non avere paura del buio, e a considerare di più la scuola, così come ho voluto parlare a chi maltratta la natura e gli animali, attraverso le favole: Il lupo e il cacciatore e Martin pescatore, oppure attraverso le favole: Dalila la sposa del re, La volpe affamata, La regina del bosco, Il regno senza pace, ho voluto descrivere l’importanza dell’umiltà e del rispetto verso gli altri, così come nella favola: La fata

Bea non volle vedere altro, e subito iniziò a spargere la voce che la fata in realtà era una strega cattiva, e che evocava gli spiriti nella camera dove alloggiava. A causa della pessima reputazione che si era fatta in paese, non tutti le dettero credito, ma alcuni sì, tra cui il proprietario del piccolo alberghetto dove la fata trovò alloggio, e si spaventò a tal punto che fu costretto a cacciarla. La fata saputo l’accaduto, non oppose resistenza, ma appena uscì dall’alberghetto, recitò una formula nei confronti di Bea dicendo: «che tu possa vedere il male che hai provocato, e sentire il dolore che da esso è stato generato!» nel momento stesso in cui la fata pronunciò queste parole, apparvero davanti agli occhi di Bea, tutte le menzogne e le mormorazioni che lei aveva versato su tutti gli abitanti del paese, e iniziò a sentire nel proprio cuore tutto il dolore che da esse scaturì. Fino a quel momento, Bea non aveva mai pensato al male che avrebbero potuto generare le sue dicerie. Vide chiaramente che ogni sua maldicenza o segreto svelato, furono causa di profonde divisioni all’interno di famiglie o luoghi di lavoro. Ebbe netta la visione del suo cuore: torbido e triste, e si ricordò il motivo per il quale usava la bocca solo per il male e non per il bene degli altri. I suoi genitori non l’avevano mai amata realmente, la picchiavano spesso, e la obbligavano a fare la cameriera fin dalla più tenera età. Non ebbe mai un abbraccio da loro, né un segno d’amore, così Bea iniziò a sviluppare una sorta di rigetto verso ogni forma d’amore e di felicità, desiderando che tutti potessero sperimentare sulla propria pelle, il dolore e l’apatia. Bea vide tutto il male che le sue parole provocarono, e ne ebbe tanto terrore che il suo cuore sembrava dovesse rompersi da un momento all’altro. Superato quel triste momento, Bea si sentì una persona completamente nuova. Il dolore che aveva provocato con le sue parole, avvertendolo in prima persona, la resero più buona, comprensibile e soprattutto più umile. La gente del paese si meravigliò molto di quel cambiamento, che iniziò soprattutto dall’espressione del suo viso: più tenero e disteso. Quando apriva la bocca era solo per parlar bene di tutti, e mettendo da parte ogni vana curiosità, aiutava chiunque avesse bisogno di un sostegno, e di un consiglio. La gente attribuì quel cambiamento alla presenza della fata, per questo motivo alcuni abitanti del paese scusandosi con lei, la invitarono a riprendere la camera nell’alloggio che aveva precedentemente occupato.

Nella favola: Amanthir invece, si narra di un mondo ultraterreno creato dalla fantasia degli uomini. Un mondo dove tutti i personaggi delle favole prendevano vita, ma un mondo che rischiava di scomparire perchè più nessuno sognava e leggeva le favole. Quindi un gruppo di personaggi guidati dal Mago Merlino, scesero sulla terra intenti ad invogliare gli uomini a leggere di nuovo le favole.

Vi consiglio di leggere questo libro, non certo perchè l’abbia scritto io, ma perchè credo sia davvero interessante ed è ora che le favole tornino a calcare i nostri palcoscenici. Il libro per adesso è disponibile solo in ebook, tramite il sito www.ivvi.it il mio editore pubblicherà il libro in cartaceo se riuscirò a vendere altre 18 copie, quindi aiutatemi ad acquistarlo e condividete; aiuterete un figlio del vostro popolo e tutto a soli 5 euro. Il meccanismo di acquisto non sarà quello delle migliori case editrici, ma non mollate, con il vostro aiuto riuscirò a pubblicare il libro in cartaceo e tutto sarà più semplice. Evviva le favole e che Dio vi benedica.

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Ivan Tudisco
Ivan Tudisco è nato a Napoli nel 1980 dove attualmente vive. Nel 2007 ha esordito con una raccolta di poesie edita da una casa editrice Siciliana, seguiranno altre due raccolte, di cui l’ultima pubblicata nel 2021 con una editrice Romana: Rosabianca edizioni. Nel 2020 ha esordito con il suo primo romanzo: Gente di Pianura, in ebook. Una serie di racconti di genere vario, sono stati pubblicati su varie antologie nazionali tra il 2019 e il 2021, e una raccolta di favole, ha visto la sua pubblicazione nel 2021, ed è tuttora disponibile sul sito della casa editrice Ivvi. In Giugno 2022, sarà pubblicato un nuovo romanzo, con l’editrice Montag, collabora con QuiCampiFlegrei dal 2020. Tutti i libri di Ivan Tudisco sono disponibili nelle librerie online, quali: Mondadori storie, La Feltrinelli, Libro Co.

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