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Pozzuoli: Tempio-duomo Rione Terra

Nel 194 a.C. la colonia romana di Puteoli si insediò su una rocca inaccessibile, circondata dal mare per tre lati: il cd Rione Terra.

Anche il geografo greco Strabone, vissuto nell’età di Augusto, nella sua “Geografia”, dopo aver ricordato che Pozzuoli (o meglio, come egli diceva alla greca, “Potioloi”) era stato uno scalo navale dei Cumani, parla di questo primo insediamento stabilitosi su di un’altura.

L’impianto della città antica è organizzato secondo un sistema di assi ortogonali su due vie principali: il decumanus maximus identificato con la Via Duomo, dove, sotto la strada moderna, è ancora conservato il basolato antico e il cardo maximus identificato con la Via del Vescovado.

Lungo il decumano sono stati individuati numerosi edifici, granai (horrea) e botteghe (tabernae), risalenti alla fondazione (194 a.C.), riedificati in opus reticulatum in età augustea.

Al di sopra degli edifici più antichi sorge un complesso termale con pavimenti in opus sectile con fondazioni costituite da ampie cisterne scavate nel banco tufaceo della collina.

Sul lato Nord del decumano, prima di arrivare al tempio della città, si apre un edificio pubblico, del quale non si conosce la funzione originaria ma che in età tardo antica fu adibito a pistrinum (bottega per la macinazione e la panificazione), infatti, in loco sono state ritrovate macine in pietra leucitica (pietra vulcaniche effusiva).

Sul lato Sud del decumano sorge un grande complesso formato da quattro criptoportici affiancati a pianta rettangolare con volta a botte, databili ai primi decenni del II secolo a.C. ai quali, in età augustea, fu aggiunto un quinto criptoportico con andamento ortogonale agli altri, parallelo al decumanus maximus. (Fonte MIBACT).

La Cattedrale di San Procolo, il cd Tempio-Duomo.

La cattedrale di San Procolo e il palazzo del vescovato hanno reso il Rione Terra da sempre il centro, il cuore della città di Pozzuoli.

Negli anni sessanta in conseguenza di un disastroso incendio che aveva distrutto la cattedrale di S. Procolo (1964) vennero alla luce le strutture di un tempio romano in marmo lunense (per i Romani marmor lunensis, “marmo di Luni” l’antica città nelle Alpi Apuane nel territorio di Carrara), il c.d. tempio di Augusto, nascosto dalla cattedrale che nel tempo vi si era sovrapposta.

Il tempio, dedicato all’imperatore Ottaviano Augusto, fu fatto costruire dal mercante Lucio Calpurnio, come riferisce un’iscrizione con dedica : L. Calpurnius L.f. templum Aug. cum ornamentis (Lucio Calpurnio, figlio di Lucio, dedicò a sue spese questo tempio ed il suo arredo ad Augusto).

Costruito dall’architetto Lucio Cocceio Aucto sui resti di un precedente tempio di età repubblicana risalente al 194 a.C., già era stato fatto restaurare da Silla nel 78 a.C..

Il Tempio a pianta rettangolare misura mt. 15 x 23,50 e presenta una cella quasi quadrata, sul modello di altri edifici di culto di età augustea, e conserva parte delle strutture portanti dei lati lunghi con i capitelli di semicolonna all’esterno, e quelli di parasta al suo interno.

Ricostruzione artistica settecentesca del tempio romano. (Pubblico dominio)

Gli abitanti di Pozzuoli tra la fine del V e gli inizi del VI secolo trasformarono l’antico edificio di età augustea in chiesa cristiana e la dedicarono al santo patrono Procolo.

Nel 1538 anche questa chiesa subì gravi danni, fu prima restaurata e poi ricostruita completamente (1636-1647) per volere del vescovo Martin de Leon y Cardenas.

Il duomo fu arricchito con splendidi quadri di noti artisti dell’epoca, tra i quali si ricorda, innanzitutto, Artemisia Gentileschi (tre sue opere San Gennaro nell’Anfiteatro di Pozzuoli, Adozione dei Magi e Santi Procolo e Nicea), Cesare Fracanzano, Massimo Stanzione, Paolo Finoglio.

L’incendio

Nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1964 un incendio causò la caduta di alcune murature, la distruzione del tetto e buona parte dei rivestimenti, riportando in  luce alcune colonne, l’epistilio e le pareti della cella dell’antico edificio.

Divampato dall’altissimo tetto in legno che copriva la sopraelevata volta in incannucciato, fu un incendio così violento da calcinare anche i muri di pietra e i marmi antichi.

Fortunatamente l’immediato intervento consentì di salvare alcune tele che furono trasferite nei musei napoletani di Capodimonte, San Martino.

Da allora, la funzione di cattedrale fu trasferita alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione.

Per i danni subiti in seguito dal bradisismo il  Rione Terra fu sgomberato nel 1970. Il terremoto del 23 novembre 1980 e l’accentuazione del bradisismo del 1983-84 poi, determinarono il totale abbandono del monumento, che fu sottoposto ad atti vandalici e saccheggi.

Il restauro

Il restauro iniziato nel 1968 da De Felice aveva comportato la demolizione di ampie porzioni della cattedrale barocca per liberare le parti residue dell’antico tempio.

La scelta progettuale del gruppo vincitore ha ben conciliato le esigenze del culto con quelle archeologiche, rispettando appieno l’esigenza della conservazione integrale delle stratificazioni del tempo con l’aggiunta di nuovi segni.

Queste scelte sono dichiarate apertamente nella relazione descrittiva del progetto. Cito testualmente:

«Posti di fronte alla discordia in atto tra la tendenza degli archeologi (interessati a rimuovere tutto il costruito povero […]) e quella della chiesa (fortemente decisa a ripopolare il quartiere dei suoi abitanti e a riconsacrare il tempio al rito religioso privilegiando la sua sopravvissuta dotazione barocca), il progetto si pone l’obiettivo di conciliare i due punti di vista affidandosi a un puntiglioso progetto di conservazione […] senza tuttavia rinunciare ad attivare un progetto architettonico di qualità nei punti più deboli e “vuoti” del palinsesto […] dopo l’ultimo intervento “moderno” di De Felice».

Trovo il  risultato bellissimo. La scelta del vetro strutturale permette di mantenere la trasparenza dell’ambiente, che in origine era aperto.

Lascio a questo punto che le immagini parlino da sole.

Assolutamente da visitare.

Sezione longitudinale da: “Il restauro del Tempio-Duomo di Pozzuoli”, n.35-36 2010,  a cura di Giovanni Carbonara e Alessandro Pergoli Campanelli.

Ringrazio l’ing. Fabrizio de Notarstefani, Business Controller, Logistica, Direzione Impianti, per avermi concesso la pubblicazione delle sue belle foto del Tempio-Duomo del Rione Terra.

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Anna Abbate
Archeologa, consulente informatica e web design freelance. Nata a Napoli, si occupa dal 1971 di Information Tecnology dopo essersi formata alla IBM come Analista Programmatore. Dopo una vita vissuta nel futuro ha conseguito la Laurea Magistrale in Archeologia presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”. Divide il suo tempo tra la passione per l’informatica e la ricerca storica. Con alcuni amici archeologi ed antropologi ha fondato nel 2011 il “Gruppo Archeologico Kyme”, associazione di promozione sociale, della quale attualmente è presidente, organizzando giornate di valorizzazione e promozione del patrimonio storico-archeologico e delle tradizioni dedicate soprattutto alle scuole. Si occupa, in particolare di Napoli e del territorio flegreo. Ha pubblicato i libri "Da Apicio... a Scapece (Valtrend Editore, 2017), "Biancomangiare... il Medioevo in tavola" (Valtrend Editore, 2018).

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