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Phlegraean Film Festival, i premiati della seconda edizione

Già dal primo pomeriggio nel Parco Vanvitelliano si respira un’aria diversa. Lo notano anche i turisti di venerdì 11 ottobre che con lo sguardo seguono l’andirivieni di questo gruppo di ragazzi, impegnati a sistemare un red carpet tra le palme e la terra battuta. Qualcuno più divertito scatta qualche foto, canzonando le pose che siamo abituati a vedere su quello degli Oscar, ma la serata di premiazione è solo la punta dell’iceberg e il culmine di un intero anno di progettazione.

Lo sa bene la Drazil Production, associazione culturale che ha dato vita lo scorso anno al Phlegraean Film Festival riproponendolo nella sua seconda edizione.

In un percorso tra gli stanzoni della Sala Ostrichina, passando per un’anticamera adibita a mostra fotografica, nel salone principale è avvenuta la proiezione dei lavori candidati al premio di “Miglior Cortometraggio” e la premiazione della varie categorie che compongono un lavoro cinematografico. 

Apre la serata Antonio Basile, presidente della Drazil, che spende qualche parola sull’obbiettivo a cui il Phlegraean punta di anno in anno, ovvero la diffusione della cultura attraverso il cinema.

Guardando ai partecipanti si denota un respiro internazionale nonostante la piccola Bacoli, già dai giurati, che ospitano tra le loro fila Nidaa Khoury (poetessa palestinese docente di letteratura ebraica) e tra i lavori in concorso il francese “Tomatic” o il canadese “Crisis Act”.

Anche il sindaco della città, Josi Gerardo Della Ragione, ha presenziato all’evento approfittando dell’occasione per valorizzare il forte apporto che le associazioni forniscono alla comunità facendo rivivere luoghi spesso dimenticati attraverso momenti di rivalutazione e splendore.

Pensare a un festival cinematografico di provincia potrebbe portare a immaginare una sorta di amatorialità dei lavori presentati, ma con la presenza di Paolo Triestino in “Genericamente” e di due stand-up comedians come Edoardo Ferrario e Valerio Lundini nel corto “Biagio – Una storia vera” questa percezione viene subito spazzata via.
Nei cinque lavori proiettati si percepisce un filo conduttore che è l’analisi del cinema, dell’uomo e di tutto ciò che ha intorno.


Se qualcuno ha sorriso davanti alle difficoltà del “generico” Paolo e dell’inespresso Biagio, qualcun altro ha sentito un vuoto dentro davanti al piccolo Ali che rimane aggrappato al telefono aspettando notizie del fratello in mare, storie che ci vengono somministrate così spesso dai telegiornali, ma che nel cinema trovano un momento per entrare dentro e scavare un solco che solo la riflessione può colmare.

Non è facile dare vita a una manifestazione del genere, soprattutto se in pochi, soprattutto se in provincia, ma è forse anche questa la forza del cinema: farsi spazio e coinvolgere tutti nonostante tutto.

Foto di Annabella Calabrese


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Antonio Savino
Nato a Napoli nel dicembre del ‘91, si è diplomato in lingue. Amante di ogni forma d’arte e della musica Black in quanto risultato di un movimento che mette le radici nel sociale. E’ stato attore amatoriale tra teatro e cinema. Appassionato di letture sudamericane e forse di ogni cosa che riguardi i Sud del mondo, coltiva la passione per la scrittura.

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