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Quella maledetta rimpatriata, un giallo targato Mursia Editore e firmato da Simone Pavanelli

L’amarcord risiede nella nostalgica residenza in cui alloggiano i ricordi, l’aggrovigliato universo in cui conserviamo, nel bene e nel male, i frammenti che compongono il passato. Rivedere gli amici di scuola dopo trent’anni è pratica diffusa, spesso accompagnata da presagi nefasti, così come accade al protagonista di questo giallo: l’infiltrato della DIA Matteo Pavani.

Invidie, prevaricazioni, false verità sono alla base di un intricato enigma, che l’autore disegna con estrema crudezza, dirigendo lo sguardo su un tipo di analisi fredda e concisa.

Le languide sponde del fiume Po, le piane che costeggiano le terre del Polesine fanno da sfondo alla storia nera, dove il vile comportamento dei protagonisti tinge con colori scuri la storia narrata.

Il ritrovamento di Michela, compagna di classe del protagonista, agonizzante a seguito di una brutale aggressione, mette in moto un meccanismo che unge una catena alquanto arrugginita dal tempo. La messa in moto di un argano che conduce Matteo Pavani, verso lo sconfinato terrapieno in cui affondano le radici dei semi del male.

Le procedure investigative seguono codici ben congegnati, i riferimenti ai vari gradi militari in azione tratteggiano una logica giusta, eppure attraverso le righe del racconto emerge l’animo melanconico del personaggio principale. Tradito in gioventù da suo fratello Luca, convolato a nozze con la sua ragazza, Pavani non mente di avere una debolezza emotiva che lo rende più umano, sensibile al fascino femminile, fattore che alimenterà una nuova storia d’amore.

L’arguzia dello scrittore sta nell’aver congegnato il racconto poliziesco con il lato romantico, infatti verso il finale, con cui si mette a nudo l’intrigo, il lettore crede di aver chiaro l’intero schema, in cambio si trova a riannodare la traccia, perché la melodia non si esaurisce, anzi ritorna secondo i ritmi di un canone inverso, dove l’inizio è anche la fine.

La selva criminale degli autori di Giungla Gialla continua a piantumare gli alberi del male, per farvi compagnia nelle notti di tempesta, dove il vento non chiede permesso, invade e penetra nella vostra coscienza per scardinare gli assi della notte.

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Paola Iannelli
Docente di lingua e letteratura spagnola, ha iniziato a scrivere articoli in ambito accademico, ha svolto una tesi di dottorato sul noir partenopeo post moderno presso l’Università di Salamanca. Nel 2020 pubblica il suo primo noir con il titolo Il paradiso non ha un angolo retto con la casa editrice indipendente napoletana Homo Scrivens. Partecipa a vari blog letterari e scrive per un celebre sito dedito alla letteratura Thrillernord. Nel 2021 pubblica il sequel Amarga, che si candida come giallo finalista al concorso letterario Garfagnana in Giallo Barga noir. Nel 2023 riesce a vincere nel medesimo festival il premio per il racconto Al di là del giardino, nel contest Racconti all'ultimo minuto. Nel 2024 entra a far parte dell'Ordine dei giornalisti campani. Attualmente pubblica per Mursia Editore collana Giungla Gialla, ha pubblicato un noir Uno sguardo innocente, vincitrice al Garfagnina in Giallo sezione Giallo classico nel 2024. Partecipa attivamente in convegni internazionali dedicati alla letteratura di genere, in particolare con Tenerife noir, noto festival che si tiene ogni anno nella capitale canaria.
http://www.paolaiannelli.it

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