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L’inquietudine di chi vive alle falde di un vulcano: la Solfatara.

Anche il sole cerca di nascondersi stamane, all’alba, dopo un susseguirsi di scosse minori, il vulcano ci ha destato con tre movimenti tellurici di forte entità. La paura atavica di essere sepolti vivi, ritorna a manifestarsi, amplificando quel senso d’impotenza che si prova dinanzi a un fenomeno millenario.

Il principe dei Campi Flegrei, la Solfatara, il cui cratere bolle senza sosta da secoli, si agita, imponendo la forza straordinaria derivante dall’immenso calore che serba nelle sue viscere,  provocando l’agitazione degli strati rocciosi e la susseguente mobilitazione.

Consapevoli del suo agitarsi, noi semplici mortali, assistiamo inermi al fenomeno, ed è qui che arriva il bello. La reazione più comune sostiene la tesi della fuga, o meglio della necessità di non sentirsi imprigionati tra le care mura domestiche, ragion per cui interi condomini si spopola momentaneamente, affollando giardini, piazze e vie.

La condivisione della paura è l’unico modo che ognuno di noi ha per smaterializzare il senso di frustrazione provato, così nascono le chiacchiere che oscillano tra allarmismi catastrofici o semplici considerazioni sul fenomeno sismico. C’è chi srotola sbadigli, alcuni tentano di comunicare con lo smartphone, sebbene voglia ricordargli che è l’alba, altri che sostano immobili nelle loro auto pensando a chissà quale meta lontana.

Lui però è sempre là, non muta aspetto e dal profondo del suo essere ci domina, con imperturbabile attitudine, conscio nel detenere un potere silente e assoluto. In fondo noi umani abbiamo scelto di popolare la sua terra, senza il minimo rispetto nei suoi confronti, alloggiando in ogni centimetro di spazio disponibile, non ci siamo mai chiesti se provasse disturbo.

Il regnante dei Campi Flegrei non dimentica, assorbe le energie e poi le sputa fuori quando gli va, come quando oggi, ad appena 3 chilometri sotto le nostre corporee masse, ci ha strizzato l’occhiolino, scuotendo letti e armadi.

Scusa vulcano ma non credi nel riposo eterno? Tutti prima o pi ci abbattono e forse dopo più di 2000 anni dovresti anche tu. Lasciaci ai nostri problemi quotidiani e riposa in pace, raffreddati, congela le tue energie esplosive, non dubitare nessuno ti torcerà una roccia, resterai per sempre una granitica presenza, una bocca aperta verso il centro del mondo.

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Paola Iannelli
Docente di lingua e letteratura spagnola, ha iniziato a scrivere articoli in ambito accademico, ha svolto una tesi di dottorato sul noir partenopeo post moderno presso l’Università di Salamanca. Nel 2020 pubblica il suo primo noir con il titolo Il paradiso non ha un angolo retto con la casa editrice indipendente napoletana Homo Scrivens. Partecipa a vari blog letterari e scrive per un celebre sito dedito alla letteratura Thrillernord. Nel 2021 pubblica il sequel Amarga, che si candida come giallo finalista al concorso letterario Garfagnana in Giallo Barga noir. Nel 2023 riesce a vincere nel medesimo festival il premio per il racconto Al di là del giardino, nel contest Racconti all'ultimo minuto. Nel 2024 entra a far parte dell'Ordine dei giornalisti campani. Attualmente pubblica per Mursia Editore collana Giungla Gialla, ha pubblicato un noir Uno sguardo innocente, finalista al Garfagnina in Giallo sezione Giallo classico. Partecipa attivamente in convegni internazionali dedicati alla letteratura di genere, in particolare con Tenerife noir, noto festival che si tiene ogni anno nella capitale canaria.
http://www.paolaiannelli.it

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