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Le meraviglie di Napoli

Raccontare una per una le meraviglie di Napoli in un solo articolo, è un compito più che arduo. Ho desiderato sceglierne alcune tra le più significative e descriverne un pò della loro storia, come omaggio alla perla del sud, ex capitale di un regno.

Piazza del plebiscito

L’attuale piazza esiste grazie al volere del vicerè Spagnolo: don Pedro de Toledo, che nella prima metà del quindicesimo secolo, fece iniziare i lavori per la costruzione di un palazzo reale. Fu necessario abbattere ben due chiese e livellare la pavimentazione frontale per consentire a Domenico Fontana, la realizzazione del palazzo. Divenne dunque Largo di palazzo, ed era il punto di ritrovo della città, soprattutto per feste e manifestazioni popolari. Dopo i vari vicerè spagnoli che si susseguirono, il palazzo divenne sede dei re di Napoli, durante il regno borbonico, dove la piazza ebbe la sua massima e definitiva trasformazione. Nel diciassettesimo secolo, furono collocate nella piazza, una fontana scolpita da Pietro Bernini e Michelangelo Noccherini, insieme a una grande statua di Giove, ritrovata poi a Pozzuoli.

Con i moti rivoluzionari del 1799, la casata dei Borbone fu costretta a lasciare Napoli, a governare la città dopo un breve periodo della repubblica Napoletana, furono i Francesi, ma quando anche questi capitolarono e i Borbone poterono di nuovo insiedarsi sul trono, per ringraziare San Francesco da Paola, per averlo aiutato a riconquistare Napoli, Ferdinando IV fece costruire in suo onore, l’attuale basilica con colonnato in stile neoclassico. Quando Napoli fu annessa all’Italia, la piazza prese il nome di: piazza del plebiscito, poichè proprio in quel luogo si svolsero i voti popolari che avrebbero dato il consenso per l’annessione all’Italia.

Castel nuovo (Maschio Angioino)

Carlo I d’Angiò, sconfitti gli Svevi nel 1266, si insediò a Napoli, spostando qui la capitale che prima era Palermo. Benchè fosse sempre stato Castel Capuano l’antica residenza reale, il re Angioino non lo trovò tuttavia adeguato e decise di costruirne un altro in prossimità del mare. I lavori furono affidati all’architetto Pierre de Chaule, iniziarono nel 1279 e terminarono nel 1282, un tempo brevissimo considerando le tecniche dell’epoca. Il castello fu poi abbellito dai successori di Carlo I, ossia il figlio Carlo II detto lo zoppo, e Roberto detto il saggio, che trasformò il castello in un centro culturale, che ospitò tra gli altri i poeti Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio durante la loro permanenza a Napoli, oltre che Giotto, che fu chiamato ad affrescare la cappella palatina.

Castel dell’ovo

Il castel dell’ovo oltre che antichissimo, ha in sè una storia grandiosa che nulla ha da invidiare a quella dei grandi monumenti sparsi nel mondo. Esso fu costruito sull’isolotto di Megaride, dove leggenda vuole, fu trovato il corpo della sirena Partenope. I coloni Greci vi fecero dapprima dei templi pagani, poi nel primo secolo a.C. il politico Romano: Lucio Licinio Lucullo, vi costruì una sontuosa villa, ricca di alberi da frutto e di un immenso allevamento di pesci. I monaci basiliani vi costruirono dei romitori dopo il quinto secolo d.C. il castello vero e proprio fu eretto da Ruggiero il Normanno nel 1140. Nel 476, nel castello fu ospitato l’ultimo re di Roma: Romolo Augustolo. Il castello prende il nome di Castel dell’ovo, in merito al poeta Virgilio, che dimorò a Napoli per molto tempo e che si dice, abbia messo un uovo magico nelle fondamenta del castello, che fin quando sarà integro, la città resterà in piedi.

Museo archeologico nazionale

Il museo archeologico nazionale di Napoli, è tra i più importanti del mondo e sede di una vasta quantità di opere. Il museo è tra i primi per la conservazione di opere dell’antichità Romana, grazie ai reperti ritrovati a Pompei ed Ercolano, e alle opere trasferite da Roma a Napoli nel settecento, essendo il re Carlo di Borbone, figlio di una Farnese, cui le opere appartenevano. Il complesso fu realizzato nel 1585 come caserma di cavalleria, e trasformato ufficialmente da Ferdinando IV in un museo nel 1816. Il museo archeologico nazionale di Napoli è il terzo al mondo per la conservazione di opere dell’antico Egitto, dopo quello del Cairo e di Torino.

La biblioteca dei Girolamini

E’ la seconda biblioteca in Italia dopo quella di Cesena, per l’importante quantità di volumi conservati. L’edificio fa parte del complesso della chiesa dei Girolamini, eretta nel 1586 ad opera dei religiosi di San Filippo Neri, da cui il nome Girolamini, essendo i religiosi nati come ordine, nella chiesa di San Girolamo alla carità, Roma. Nel corso dei lavori, e per tutta la durata del sedicesimo e diciassettesimo secolo, il complesso fu arricchito di opere d’arte e abbellito grazie all’intervento di noti artisti, quali Domenico Fontana, Pietro Bernini, Ferdinando Fuga e Giuseppe Sammartino, l’autore del Cristo velato, nonchè vi si trovano opere di Luca Giordano. Fin dal seicento, la condizione di quest’area è sempre stata quella di biblioteca pubblica, è nota l’assidua frequentazione di Giambattista vico. Al momento la biblioteca è in fase di restauro, quindi chiusa al pubblico.

La cappella Sansevero

Nel 1740 il principe Raimondo di Sangro, diede il via all’ampliamento della cappella familiare, chiamando a sé i maggiori artisti per la realizzazione di alcune statue che avrebbero reso la cappella, tra i maggiori musei al mondo. Il principe stesso prese parte alla realizzazione della cappella, talvolta dirigendo oppure creando, infatti sono di sua realizzazione i colori che compongono la volta della cappella. Dopo tutto questo tempo, sono ancora intatti, freschi come fossero stati realizzati di recente; mai è stata posta mano per restaurarli.

Fra le tanti arti cui il principe si interessò, l’anatomia è una di queste. Insieme all’anatomista Giuseppe Salerno, realizzò delle macchine anatomiche, ossia due modelli anatomici dell’apparato circolatorio. Due scheletri di un uomo e di una donna usati come base, con all’interno ma ben visibile, un posticcio apparato di vasi sanguigni così perfetti che sono parsi veri per molti anni, le due macchine sono situate nella cavea della cappella, nel piano inferiore.

Tuttavia l’opera massima della cappella, è il prezioso gruppo scultorio, che incornicia con maestosità, una struttura in stile Barocco, nato dalla geniale mente del principe. Il Cristo velato, opera di Giuseppe Sammartino, è una delle opere maggiori di questo gruppo.

Un fitto mistero ha avvolto per anni le menti di tanti visitatori, riguardo alla modalità con cui lo scultore Napoletano ha realizzato la preziosa opera.

Si diceva che il principe avesse creato in laboratorio una misteriosa tecnica scultoria, capace di rendere come vivo, il lenzuolo marmoreo che avvolge il corpo del Cristo.

Nulla di tutto ciò, sebbene al principe non sarebbe mancato di certo il modo, ma l’opera fu solo il frutto della genialità dell’artista.

Altre opere di non minore bellezza situate all’interno della cappella, sono le statue che il principe fece realizzare dedicandole al padre e alla madre: il Disinganno, che raffigura un uomo mentre si libera dalle reti, simbolo del peccato, cui il padre fu schiavo, per liberarsi poi negli ultimi anni della sua vita, abbracciando la fede e vivendo una vita consacrata, e la Pudicizia, opera dedicata alla madre, morta prematuramente, entrambe le opere sono il risultato di una genialità artistica senza eguali. Queirolo autore del Disinganno, e Corradini autore della Pudicizia, hanno saputo rappresentare il senso intrinseco della maternità perduta e della paternità ritrovata dopo una vita di dissolutezza. La cappella tutta è il simbolo di un cammino iniziatico; il principe di Sansevero ha diretto personalmente i lavori per la costruzione del mausoleo, peraltro indebitandosi di molto, al fine di realizzare un’opera che simboleggiasse l’ideale massonico di una conoscenza e un cammino interiore di virtù, cui l’uomo può raggiungere solo attraverso un percorso arduo, ideologia che ha saputo ben armonizzare, guidando gli artisti che man mano si sono succeduti per la realizzazione della cappella – mausoleo.

Siti religiosi (Duomo di Napoli)

Alcune fonti, narrano che fu San Pietro in persona a realizzare una prima comunità Cristiana in città. Fonti archeologiche del complesso catacombale di Capodimonte, confermano con certezza che a Napoli nel II secolo d.C. esisteva una comunità Cristiana. Le cronache di Partenope, uno scritto in volgare del XIV secolo, narrante la storia della città fino al 1343, asseriva che fu Aspreno, nominato da San Pietro vescovo di Napoli, nel I secolo d.C. a voler edificare nell’attuale zona del duomo, la prima sede episcopale. Fu tuttavia sotto il vescovo Zosimo, ma per volere dell’imperatore Costantino che nel IV secolo d.C. su alcune rovine del tempio di Apollo, fu costruito il primo edificio di culto di cui si ha reale traccia, ossia la basilica di Santa Restituta, attualmente inglobata nella cattedrale. Una nota all’interno della biografia di Papa San Silvestro I, dice: «In quel tempo, l’imperatore Costantino, edificò una basilica nella città di Napoli».  La basilica di Santa Restituta è tuttora l’edificio religioso più antico della città, contiene al suo interno il battistero più antico d’Occidente, quello di San Giovanni in fonte.

Nel V secolo, per volere del vescovo Stefano I, fu eretta accanto alla basilica, la cattedrale di Santa Stefania, demolita quando nel XIII secolo, per volere del re di Napoli: Carlo d’Angiò, iniziarono i lavori per la costruzione della nuova cattedrale, dedicandola a Santa Maria Assunta, che avrebbe poi inglobato in un unico complesso, la basilica di Santa Restituta, e le altre piccole cappelle sorte intorno a essa nei secoli.

La cattedrale subì nei secoli diversi interventi di restauro, a causa di vari eventi naturali che ne deturparono le fattezze, come i terremoti del 1349 e del 1456.

Gli interventi di restauro diedero modo agli architetti di apportare alcune modifiche anche interne, arricchendo la cattedrale trasformandola in un trionfo del Barocco.

Durante la pestilenza del 1526, il popolo Napoletano fece un voto al Santo patrono della città. In seguito al suddetto voto, fu realizzata la reale cappella del tesoro, visibile dall’esterno sul lato destro della cattedrale.

La facciata attuale del duomo, è stato l’ultimo risultato di una lunga serie di rifacimenti, fu realizzata da Errico Alvino in stile neogotico, i lavori iniziarono negli anni settanta dell’ottocento, la facciata fu inaugurata ufficialmente nel 1905.

All’interno del duomo, si svolge tre volte l’anno, il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro: il primo sabato del mese di Maggio, il 19 Settembre giorno del suo martirio, e il 16 Dicembre, in memoria del suo patrocinio, in occasione dell’eruzione del Vesuvio, quando la lava fermò la sua corsa verso Napoli, dopo l’invocazione del popolo verso il suo Santo patrono.

Nella zona dell’altare maggiore della cattedrale, sono custodite le reliquie di Sant’Aspreno, e dei Santi Agrippino, “sesto vescovo di Napoli” Acuzio ed Eutiche “martirizzati insieme a San Procolo, nei pressi della Solfatara a Pozzuoli, per aver protestato per la decapitazione di Gennaro, Festo e Desiderio, avvenuta ad opera del governatore della Campania, Dragonzio, perché non vollero abiurare la propria fede Cristiana.

Le ossa di San Gennaro, sono custodite nella cappella al di sotto dell’altare maggiore, fatta costruire dal cardinale Oliviero Carafa.

Nel duomo sono conservate delle meravigliose tele di Luca Giordano e di Francesco Solimena, oltre che all’organo seicentesco i cui portelli furono dipinti proprio dal Giordano e da Giorgio Vasari.

Il prezioso altare maggiore, di stile barocco, comprende la statua della Madonna Assunta, realizzata nel 1739,  da Pietro Bracci, uno degli scultori che realizzò le opere della fontana di Trevi.

In ordine di foto: il mosaico di Santa Maria del principio, databile XIII secolo, si trova nella basilica di Santa Restituta, annessa al duomo, sempre nella stessa basilica, troviamo il battistero più antico di tutta la cristianità, insieme al mosaico con il simbolo del Chiro, di epoca Costantiniana. Per ultima, la cripta dove si trovano le ossa di San gennaro, situata al di sotto dell’altare maggiore.

Chiesa del Gesù Nuovo

La basilica del Gesù Nuovo, o della Trinità maggiore, fu eretta come palazzo nobiliare di Roberto SanSeverino principe di Salerno, nel secolo XIV.

Durante la venuta a Napoli nel XV secolo del viceré don Pedro de Toledo, da cui il nome dell’omonima via del centro storico, scoppiarono delle rivolte popolari in seguito alla volontà del reame Spagnolo di introdurre a Napoli il tribunale della Santa inquisizione. Il tribunale non fu mai introdotto, ma il viceré si vendicò contro i nobili che presero parte alla rivolta, tra cui il discendete di Roberto, Ferrante SanSeverino, cui confiscó il palazzo che successivamente fu dato ai Gesuiti, che ne fecero una meravigliosa chiesa in stile barocco.

All’interno della basilica, riposano le spoglie di San Giuseppe Moscati, e di San Ciro.

La facciata in stile bugnato, nasconde un mistero che è stato poi svelato nei secoli. Il principe Roberto SanSeverino, era un appassionato di occultismo, e tentò con alcuni simboli che fece incidere sulla facciata del palazzo, di ingabbiarlo in una sorta di protezione contro le energie negative. Successivamente fu scoperto che i simboli sono delle lettere dell’alfabeto Ebraico, e che sono stati possibili trasformarli in note musicali. Dal video in basso, si può ascoltare Il risultato di tale traduzione

Video da: Il Mattino.it

Real bosco e museo di Capodimonte

Nel 1738 il re Carlo di Borbone, fece iniziare i lavori per la costruzione di un palazzo reale che custodisse parte delle opere della collezione Farnese, ereditate dalla madre: Elisabetta Farnese.

Il museo e reggia di Capodimonte ha incantato tutti, ed è stato meta per molti artisti e intellettuali dell’epoca, tra cui Goethe, per i loro viaggi culturali. Il museo ospita opere di grandi artisti come Caravaggio, nonchè la collezione Farnese di epoca medievale e le preziose opere in porcellana tipica di Capodimonte. Qui infatti il re Carlo di Borbone volle istituire la real fabbrica di Capodimonte, formata da grandi artisti anche stranieri, per dare lustro al suo regno. Per anni, le porcellane di Capodimonte hanno ottenuto notevole successo per la loro bellezza e qualità.

Catacombe di San Gennaro

Le catacombe di Napoli, si trovano nell’area del bosco di Capodimonte, accanto alla basilica dell’incoronata. Datate intorno al III secolo d.C. sono dette di San Gennaro perché qui, dimorò per diverso tempo il corpo del santo.

In questo luogo il Santo patrono della città, operò uno dei primi miracoli della liquefazione del sangue, quando durante un’eruzione del Vesuvio, al seguito delle preghiere del popolo accorso dinanzi alle sue spoglie, il sangue deposto nell’ampolla, si sciolse e l’eruzione non provocò alcun danno alla città.

Tesoro di San Gennaro

Il museo del tesoro di San Gennaro, si trova accanto alla Cattedrale dove riposano i resti del santo martire. Il museo raccoglie opere e oggetti in oro e argento che i re di Napoli e del mondo, nei secoli venivano offerti in dono al santo. Il tesoro è privato, e appartiene alla città di Napoli, al suo popolo, che lo custodisce come pegno d’amore nei confronti del suo Santo patrono.

Venere

La Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, sarà presente in città da Mercoledì 28 Giugno, in piazza Municipio

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Ivan Tudisco
Ivan Tudisco è nato a Napoli nel 1980 dove attualmente vive. Nel 2007 ha esordito con una raccolta di poesie edita da una casa editrice Siciliana, seguiranno altre due raccolte, di cui l’ultima pubblicata nel 2021 con una editrice Romana: Rosabianca edizioni. Nel 2020 ha esordito con il suo primo romanzo: Gente di Pianura, in ebook. Una serie di racconti di genere vario, sono stati pubblicati su varie antologie nazionali tra il 2019 e il 2021, e una raccolta di favole, ha visto la sua pubblicazione nel 2021, ed è tuttora disponibile sul sito della casa editrice Ivvi. In Giugno 2022, sarà pubblicato un nuovo romanzo, con l’editrice Montag, collabora con QuiCampiFlegrei dal 2020. Tutti i libri di Ivan Tudisco sono disponibili nelle librerie online, quali: Mondadori storie, La Feltrinelli, Libro Co.

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