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“La svedese”, il nuovo racconto di Giancarlo De Cataldo | Una recensione di Paola Iannelli

La fluidità dell’individuo occupa uno spazio assoluto all’interno di questo racconto poliziesco. La dualità dei protagonisti sostiene i cardini di una vicenda nera, in cui l’unico obiettivo comune è quello di alimentare la sete di potere e di rivalsa sociale. Intorno alla Svedese si muove un mondo sommerso organizzato secondo i canoni della criminalità locale, che da decenni governa i traffici illeciti tra le mura di Roma.

La bellezza estetica, la grazia e l’assoluta mancanza di amore verso il prossimo caratterizzano la narrazione, un’agitazione interiore alimenta gli spiriti  dei protagonisti che si muovono all’interno di un enorme gabbia di cemento, interpretando ruoli diversi ma nel fondo tristemente simili tra di loro.

Al centro non troneggia solo la giovane donna chiamata la Svedese, ma anche la figura di un principe romano, incline a modi comportamentali che rasentano la pura ambiguità. Dichiaratamente amante dell’illusione emotiva e fisica indotta dall’uso di una bevanda la “Gina”, che riduce l’inibizione e converte chi la assume in un individuo capace di annientare ogni residuo di volontà personale.

L’ascesa della Svedese avviene quando per una serie di destini incrociati entra nel palazzo del Principe, e suo malgrado viene agganciata nella ruota dentata della sua esistenza.

La solitudine morale e sentimentale chiude ogni possibilità di crescita interiore e induce i protagonisti di questo racconto a fare i conti con gli abissi malevoli della perversione materiale e immateriale.

La storia percorre un doppio binario, uno terreno l’altro surreale che non tradisce la vena scrittoria del maestro De Cataldo, che con sapiente abilità muove i fili dell’universo nero.

Il linguaggio è aderente alla realtà, pieno di nomi propri emblematici e l’uso di uno slang romanesco colora e anima il palcoscenico su cui agiscono i personaggi.

Roma assiste al dramma che si compie sotto i suoi occhi, dall’alto dei suoi monumenti testimoni dormienti di una realtà scomoda e invalida, resa tale dalle storpiature morali compiute dai veri attanti.

La Svedese è una tragedia metropolitana 4.0, un inconsueto ritratto di donna diviso tra l’essere e l’apparire, cosciente della capacità seduttiva e artefice di un piano criminale sottile, ardito, ai limiti del possibile, in un mondo popolato da belve affamate, pronte a tutto pur di posare le mani sulla città eterna.

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Paola Iannelli
Docente di lingua e letteratura spagnola, ha iniziato a scrivere articoli in ambito accademico, ha svolto una tesi di dottorato sul noir partenopeo post moderno presso l’Università di Salamanca. Nel 2020 pubblica il suo primo noir con il titolo Il paradiso non ha un angolo retto con la casa editrice indipendente napoletana Homo Scrivens. Partecipa a vari blog letterari e scrive per un celebre sito dedito alla letteratura Thrillernord. Nel 2021 pubblica il sequel Amarga, che si candida come giallo finalista al concorso letterario Garfagnana in Giallo Barga noir. Nel 2023 riesce a vincere nel medesimo festival il premio per il racconto Al di là del giardino, nel contest Racconti all'ultimo minuto. Nel 2024 entra a far parte dell'Ordine dei giornalisti campani. Attualmente pubblica per Mursia Editore collana Giungla Gialla, ha pubblicato un noir Uno sguardo innocente, finalista al Garfagnina in Giallo sezione Giallo classico. Partecipa attivamente in convegni internazionali dedicati alla letteratura di genere, in particolare con Tenerife noir, noto festival che si tiene ogni anno nella capitale canaria.
http://www.paolaiannelli.it

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