La Regina consorte di Napoli, Maria Carolina d’Asburgo Lorena, è stata tra le donne più influenti del Regno. Austriaca di nascita, nacque a Vienna il 13 agosto 1752. Tredicesima figlia di Maria Teresa d’Austria e Francesco I di Lorena, per tradizione familiare stata vicina agli ambienti illuministi, nel 1768 sposò Ferdinando IV diventato maggiorenne e ciò permise al regno una nuova espansione culturale. La regina si inserì subito negli affari di stato tanto da mettersi in contrasto ben presto con il ministro Tanucci, il quale vedeva, nel suo modo di agire, il lungo braccio di Vienna.
Entrò nel regno di Napoli il 12 maggio 1768, e col seguito si recò a Portella, dove incontrò il marito in un padiglione e poi col futuro marito andò a Caserta dove gli sposi celebrarono le nozze in chiesa e passarono la notte. Nonostante si dice che non amasse il marito che giudicò “molto brutto” e scrisse alla madre «Confesso apertamente che preferirei morire piuttosto che rivivere un’altra volta tutto ciò che mi è capitato» precisò che tuttavia si sarebbe abituata. In effetti nonostante una grande nostalgia di casa, riuscì in poco tempo a guadagnarsi l’affetto del marito ed ebbe 18 figli. Di gran temperamento, influì molto nelle scelte del Regno, attirando a corte artisti e intellettuali che pose sotto la sua protezione. Fu infatti quello il tempo in cui le idee che provenivano dall’estero venivano assorbite dalla nobiltà napoletana dove le scuole esoteriche di antica tradizione la rendevano uno dei maggiori centri ermetici d’Italia e favorirono la diffusione del pensiero illuministico. Del resto, basti pensare alla Cappella di San Severo del principe Raimondo di Sangro o a uno dei monumenti simbolo di Napoli, Castel dell’Ovo, così chiamato perché si dice custodisca l’amuleto dell’uovo magico ubicato nell’isolotto anticamente chiamato Megaride.
Le nuove idee illuministe attecchirono a Napoli trovando terreno fertile tra le classi più colte della società avvezza alle idee sulla conoscenza anche quella giudicata vietata, nonostante le maglie dell’Inquisizione e la regina favorì salotti culturali dove fu di casa il Libero Pensiero e lei stessa fece parte di una loggia femminile.
Ma Ferdinando in allarme per il rapido diffondersi delle idee contrarie ai principi assolutistici emanò un nuovo editto contro i liberi muratori che minacciò anche di pena di morte e la regina Maria Carolina fece pressioni per la loro liberazione ma dopo lo scoppio della rivoluzione francese che vide non solo la decapitazione della sua amata sorella Maria Antonietta ma anche il traballamento delle monarchie, cambiò atteggiamento e divenne tra i più strenui sostenitori del conservatori. Gli avvenimenti d’oltralpe, con l’assalto alla Bastiglia, determinarono infatti un ennesimo editto contro i massoni e ogni attività muratoria organizzata non solo cessò ma si ebbe la persecuzione spietata della stessa Maria Carolina, desiderosa di vendicare la sorella Maria Antonietta contro gli adepti accusati di congiura e giacobinismo.
Durante l’invasione francese fuggì col marito in Sicilia dove fu molto amata sia dall’aristocrazia che dagli intellettuali e dal clero tanto che nella bella rappresentazione del Genio di Palermo a Palazzo dei Normanni, il suo volto e quello del marito sono inseriti in una medaglione all’interno del quadro. Giunta a Palermo la Corte di Napoli, fece un giro pei monasteri accompagnata da dame e cavalieri e le furono tali omaggi che Pitrè narra che “di questo un po’ male rimase la Regina, non per offesa che venisse al suo orgoglio di sovrana, ma pel costo di tanti regali. (…) Tre mesi e diciotto giorni durarono le sue visite, e in ventun monasteri da lei visitati, non una ma due feste da ciascuno si lasciò ella fare e si godette, l’una più dispendiosa dell’altra.”
Deposta nuovamente dalle truppe napoleoniche nel 1806, trascorse i suoi ultimi anni di esilio a Vienna dove morì nel 1814 prima di assistere alla restaurazione dei Borboni sul trono delle due Sicilie.