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“Napoli e i Campi Flegrei per un turismo sostenibile”. Intervista a Carmine Maturo

Le strade del Centro Antico di Napoli e dei Campi Flegrei prima dell’emergenza Covid 19 erano “invase” da turisti, tanto che si parlava di overturism, adesso, nella cosiddetta Fase 3, ovvero la fase della “rinascita” come è la situazione?


Ne parliamo con il collega Carmine Maturo, esperto in turismo sostenibile, Carmine è stato responsabile nazionale Turismo di Qualità di Legambiente e dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, consigliere con delega al Turismo dell’Ente Parco dei Campi Flegrei, docente e consulente di alcuni Enti Pubblici, ha fondato il Coordinamento Scale di Napoli ed è Co-portavoce nazionale di Green Italia

Fino a poco tempo fa l’oggetto di discussione più dibattuto era l’overtourism, se ne parlava dappertutto, anche senza specifiche competenze, era quasi una moda. Il tema era arginare e combattere la fiumana di gente che arrivava ed invadeva, degenerava, snaturava i nostri centri storici e contribuiva a fenomeni come quello della gentrificazione che ha espulso i residenti e i piccoli commercianti fuori dai territori presi di mira dai turisti. Anche gli Assessori al Turismo delle mete più importanti di Italia (Napoli, Roma, Firenze, Milano…) si incontrarono per chiedere sostegno al Ministero per fermare questa invasione incontenibile.

Poi all’improvviso è arrivato il Covid 19, la città si è svuotata, nei nostri cieli gli aeroplani hanno smesso di rombare a pochi metri dai palazzi delle colline della città, nessuna fila a Cappella Sansevero e nemmeno al Museo Archeologico Nazionale, le piazze non sono più affollate e i residenti del Centro Storico hanno ritrovato un po’ di pace.

L’unico che ha battuto l’overtourism,  a parte purtroppo le migliaia di vittime che ha seminato e causato tante sofferenze, è stato il Coronavirus.

“E’ bene ricordare – dice Carmine Maturo – come ho fatto in tanti anni nel corso delle mie iniziative, a chi ha sempre detto che si potrebbe vivere solo di turismo, che si può anche morire di solo di turismo. Ce lo ha dimostrato il Covid -19, ahimè e lo dico con molto rammarico, perché ci sono stati più di 35mila morti, che il settore del turismo è un settore fragile e basta un terremoto, un’epidemia, un attacco terroristico, la questione dei rifiuti etc etc per creare una crisi del settore e se un territorio vive di solo turismo crolla tutta l’economia Locale”.


Nella cosiddetta Fase 3, ovvero la fase della “rinascita” quali misure attuare per rilanciare il turismo e quindi tanti posti di lavoro? E contemporaneamente avere un turismo che non sia dannoso ai nostri “tesori” e dell’ambiente?

“Dal punto di vista dell’economia non bisogna puntare sul turismo come elemento chiave. Il turismo è utile, ma per diversificare l’economia territoriale, e non per creare una monoeconomia, è necessario creare altri fattori che reggono economicamente il territorio, ma questo lo sanno anche i bambini. Non possiamo, ripartire riproponendo la versione rivista del vecchio turismo che “rosicchia” i territori e porta ricchezza ai pochi, come si è sempre fatto. Non possiamo accontentarci delle briciole che le grandi lobby internazionali lasciano ai territori portandosi via la parte più cospicua degli introiti. È il momento di ripensare l’offerta turistica, un’offerta che parta dal basso, dai territori, che sia sostenibile per l’ambiente ed al tempo stesso economicamente e anche qualitativamente vantaggioso per residenti e turisti. È necessario fare uno sforzo di fantasia, proporre i territori per quello che sono realmente senza trasformarli in succursali di Disneyland, penso a come hanno trasformato ad esempio, Venezia. Però quello che vedo in giro è apatia generalizzata, come si dice nella mia città natia: “Adda passà a nuttata”. Bisogna, invece, darsi da fare e cogliere la crisi per diventare protagonisti di questo cambiamento che ci è crollato addosso”.

Per Napoli cosa proponi?

“Penso che bisogna ritornare alla vecchia vocazione di “Napoli Città d’Arte” non di Napoli “Bettola a cielo aperto” che ha sostituito la puzza dello smog delle auto con la puzza della frittura. Napoli è una Città d’Arte, un museo a cielo aperto, con una metropolitana/museo che è un mezzo sostenibile per visitarla e che offre “un viaggio nel viaggio” nell’arte contemporanea e antica. Una città d’arte che per visitarla si possono utilizzare i camminamenti ecologici di quel capolavoro urbanistico e paesaggistico che è rappresentato dalle oltre 200 scale di Napoli. Fra le storiche Scale di Napoli che un “viaggiatore” dovrebbe visitare è il percorso del Moiariello che parte da Via Foria per arrivare a Capodimonte. Basti pensare che il tempo di percorrenza della passeggiata a piedi dura circa 30 minuti. Ogni qualvolta che personalmente le ripercorro ed incontro turisti, constato che sono a “bocca aperta” per lo stupore e la meraviglia per il paesaggio che visita, “tesoro” non invaso dalla massa. Gli itinerari delle scale che i “viaggiatori” possono ripercorrere le trovano sul web del Coordinamento Scale di Napoli”.

Per i Campi Flegrei?

“Gli operatori devono decidere cosa fare se restare la meta della gita fuori porta nei week end o diventare attrattore internazionale del Mito e dell’Archeologia. Questo è il momento che bisogna decidere se investire sull’identità e il Genius Loci o continuare a fare un turismo “taralluccio e vino”. I Campi Flegrei, essendo anche Parco Naturale Regionale potrebbero diventare un laboratorio di sostenibilità turistica e attrarre un turismo ricco, colto e rispettoso della Natura e dei residenti”.

Si sta muovendo qualcosa nella direzione del cambiamento e della sostenbilità? Insomma c’è speranza che qualcosa cambi e che porti beneficio alla sostenibilità e all’economia dei territori?

“Un gruppo di associazioni, Guide Turistiche e operatori si stanno muovendo in rete e sta nascendo RE.Tu.R.S. Campania, la Rete del Turismo Responsabile e Sostenibile della Campania con l’intento di proporre un’offerta diversa, destagionalizzando e delocalizzando i flussi turistici verso aree meno visitate, ma ugualmente di grande interesse storico, naturalistico e antropologico. I soggetti delle Rete hanno elaborato un documento e lo hanno adottato con delle linee guide nate dal basso nel quale si indicano i principi, le raccomandazioni, che devono adottare gli operatori e le comunità di accoglienza. La Rete si propone di salvare le destinazioni da un mero turismo “mordi e fuggi”, consumistico, altamente dannoso per la sua stessa sostenibilità nel tempo creare protagonismo per i residenti dei territori e vocazione turistica. La rete sarà presentata a settembre ed è aperta a tutti gli operatori che intendono sottoscrivere il documento. Un altro prossimo appuntamento interessante è IT.A.CA’, il Festival del Turismo Responsabile che invita a scoprire luoghi e culture attraverso itinerari a piedi e a pedali, workshop, seminari, laboratori, mostre, concerti, documentari, libri e degustazioni per lanciare un’idea di turismo più etico e rispettoso dell’ambiente e di chi ci vive”.

Uno slogan per concludere?

“Un altro turismo è possibile: sostenibile, responsabile e durevole”.

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Giusy Ercole
artista e giornalista

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