
Esiste un limbo che attraversano in pochi, è fatto da tanti strati quanti la madre Terra ci regala per donare fertilità ai campi. Peccato che di tanta grazia l’uomo non goda in pieno, animato come è da lugubri pensieri e disordini affettivi.
Margherita Gobbi ci guida per le colture vinicole e le relative aziende, che circondano Bologna, luoghi che vedono al centro l’industriosa macchina della produzione del vino. Secoli di storia contadina e di spaventose fortune da parte di poche famiglie, che col tempo hanno raccolto enormi benefici da quei grappoli asprini.
La storia ha inizio con un delitto, scoperto misteriosamente dalle forze dell’ordine, e da uno successivo, che replica per modalità e violenza il medesimo rituale omicida. protagoniste sono due donne, unite da un unico fattore comune: caparbietà e sfrontatezza.
L’ispettrice di polizia Bianca Cecchini dovrà fare i conti tra i vicoli di una città che cela incubi e misteri, all’ombra della sua monumentale bellezza architettonica. Durante le indagini è affiancata da colleghi di squadra che sostengono il suo operato, pur con qualche indecisione.
La PM che dirige le operazioni è, per aspetto e personalità, meno morbida di Bianca, le spigolature nel carattere e nel fisico fanno supporre la crescita di un personale diverso, spesso in contrasto con l’ispettrice.
Le fila del mistero si racchiudono intorno a una famiglia, nota nel circondario per essere i caposaldo della produzione vinicola: Natalini. Sarà proprio questo anello di congiunzione che condurrà l’ispettrice e i suoi uomini a concentrare le forze su un unico asso investigativo.
Bologna tra luci e ombre assiste alla folle corsa contro il tempo per salvare la vita di una presunta terza vittima, mescolando fiumi di rabbia con l’illusoria euforia di un calice di buon vino.