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LE ACQUE SCURE DEL MALE: FINE DELLA SAGA DEL BLACKWATER

TUTTI ANNEGATI NELLE ACQUE DEL BLACKWATER

Tutto ha inizio dalla fine, la saga del Blackwater, sei volumi scritti dall’americano Michael McDowell, uscita per la prima volta negli anni ottanta, replica un successo senza precedenti nel campo dell’editoria dedicata al fantasy.

Gli episodi che vedono al centro la famiglia Cashey, contengono un ingrediente che del magico, mescola elementi base, come l’amore, la gelosia, l’odio, la fratellanza e un sottile velo di misero, che condisce la trama rendendola appetibile, anche ai lettori più scettici come me.

Non è stato difficile farsi trasportare dalle acque nere e fangose del fiume Blackwater, impossibile non provare un fascino subdolo, per l’accattivante Elinor, per poi scoprire che la chiave di tutta la storia è ereditata da due donne: Miriam e Liliah.

Le figure femminili in questo romanzo sono al centro di un universo apparentemente maschile, chiuso e custodito da una diga fatiscente, resa inutile quando il fato sinistro decide di abbatterla, raschiando la superficie di un contenitore umano, che non può nulla contro la forza cieca della Natura.

Nella saga del Blackwater, i protagonisti vivono di riflesso, seguono principi e azioni che registrano un preciso comando, una solida energia che avanza nelle vite di ognuno di loro, regolata dalla superba autocrazia di Elinor.

La violenza divoratrice del male non subisce inganni, o deviazioni, la scure della violenza assassina sarà implacabile, non risparmieranno bambini, o mariti fedeli, donne giovani e sconosciute, restituendo pezzi di una realtà abitativa lacerata dalla spasmodica ricerca della felicità.

Il denaro, l’accumulo di ricchezze spropositate, costituirà la formula che si adopererà per annientare poi tutto. Più volte l’autore pone l’accento, l’inutilità di tali fortune economiche, ribaltando il comune sentimento del potere basato sulle solide entrate, facendo così riflettere sul valore dei sentimenti puri.

I crimini a Perdido, questo è il nome rappresentativo del villaggio, sono sepolti dal tempo, dagli anni che si accumulano, così come i beni della famiglia Cashey. Non ci sarà una giustizia terrena che sanifichi il male commesso, tutto filtrerà attraverso le mani di Elinor, la vera capostipite di questa complessa famiglia.

Nel vortice delle morti violente finiranno anche personaggi all’apparenza positivi, quasi a dimostrare che la mostruosità del male colpisce chiunque, i buoni e i cattivi.

Nel frattempo il fiume scorre, si gonfia per colpa delle piogge, l’acqua fonte di vita, si trasforma in un enorme serpente dalle ampie fauci, dentro di cui muoiono chi ha deciso di violentarlo, di costringerlo a cambiare il suo cammino. Una strada decisa tempo addietro dalla fantasia della Natura, la quale non sempre obbedisce alle leggi degli uomini.

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Paola Iannelli
Docente di lingua e letteratura spagnola, ha iniziato a scrivere articoli in ambito accademico, ha svolto una tesi di dottorato sul noir partenopeo post moderno presso l’Università di Salamanca. Nel 2020 pubblica il suo primo noir con il titolo Il paradiso non ha un angolo retto con la casa editrice indipendente napoletana Homo Scrivens. Partecipa a vari blog letterari e scrive per un celebre sito dedito alla letteratura Thrillernord. Nel 2021 pubblica il sequel Amarga, che si candida come giallo finalista al concorso letterario Garfagnana in Giallo Barga noir. Nel 2023 riesce a vincere nel medesimo festival il premio per il racconto Al di là del giardino, nel contest Racconti all'ultimo minuto. Nel 2024 entra a far parte dell'Ordine dei giornalisti campani. Attualmente pubblica per Mursia Editore collana Giungla Gialla, ha pubblicato un noir Uno sguardo innocente, finalista al Garfagnina in Giallo sezione Giallo classico. Partecipa attivamente in convegni internazionali dedicati alla letteratura di genere, in particolare con Tenerife noir, noto festival che si tiene ogni anno nella capitale canaria.
http://www.paolaiannelli.it

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