Uno sciame sismico ha scosso i Campi Flegrei. «Giovedì 4 aprile la scossa di più intensa magnitudo 3.2 è avvenuta nel porto di Pozzuoli che rimane l’area più vulnerabile». L’evoluzione? «È difficile da prevedere ma è certo che per ora il territorio non sta rientrando in una fase di quiete» mi scrivono i professori Roberto Scandone e Lisetta Giacomelli.
Con i professori Scandone e Giacomelli ci eravamo lasciati mercoledì sera alla loro conferenza “I Campi Flegrei. Un vulcano attivo” tenuta presso l’Aula magna dell’Università Roma 3, con tre possibili scenari.
Ma procediamo con ordine.
Al convegno tenuto all’Università di Roma 3 sui “I Campi Flegrei. Un Vulcano attivo” il prof. Roberto Scandone ha prima di tutto fatto un inquadramento della storia geologica e umana dell’area flegrea con particolare riferimento all’epoca romana e alla fortuna delle acque termali durata fino al Medioevo bruscamente interrotta nel 1538 con l’eruzione di Monte Nuovo.
Poi il professore ha parlato della rinascita degli stabilimenti termali soprattutto dopo il 1883 quando il terremoto di Ischia ha riportato i turisti nei Campi Flegrei. Scandone ha poi inquadrato l’avventura industriale, iniziata a fine 800 che sembrava vivacizzare il contesto sociale di una comunità di pescatori e contadini e di un’economia povera e incerta e che al contrario si risolse con il disastro che sappiamo.
La conferenza dalla storia è passata alle scienze della terra con la presentazione dei dati recenti e dei modelli su cui si basa la previsione della possibile evoluzione del fenomeno bradisismico. Una grande attenzione è stata data all’analisi dei parametri fisici e geologici di questa terra ricca di molte risorse che nascono proprio dalla sua conformazione geologica.
A chiusura del convegno si è parlato della «fragilità e opportunità di sviluppo che hanno lo stesso punto di partenza (la geologia), ma purtroppo portano a differenti e contrastanti conclusioni».
I proff. Scandone e Giacomelli hanno concluso la conferenza con tre possibili scenari dei Campi Flegrei:
1) diminuisce la velocità di sollevamento con conseguente diminuzione della sismicità e la crisi si esaurisce (per il momento);
2) evoluzione lenta della crisi (giorni-mesi) con possibile emissione di un duomo di lava e possibile attività esplosiva;
3) evoluzione rapida della crisi (ore-giorni) in una eruzione esplosiva. Sul lato orientale della caldera sono avvenute eruzioni VEI=4-5).
L’ultima slide è stata la presentazione di un modello proposto dai proff. Scandone Giacomelli per giustificare il fatto che il Serapeo si è sollevato dal 1400 emergendo, mentre il porto romano rimane sommerso. Un movimento basculante che provoca fratture lungo le quali il magma può risalire … eruzione di m nuovo e forse future? … Ai posteri l’ardua sentenza!