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Vasilij Grossman, quando la letteratura racconta la storia

Per capire cosa fu davvero l’unione sovietica di Lenin e Stalin e il probabile motivo della sua fine iniziata secondo molti storici con la caduta del muro di Berlino – altri l’attribuiscono al disastro di Cernobyl se non addirittura all’elezione sul soglio pontificio di Papa Wojtyla – sarebbe il caso leggessimo i romanzi di Vasilij Grossman. In particolare VITA E DISTINO e TUTTO SCORRE, entrambi editi da Adelphi.

VITA E DESTINO la cui gestazione durò dieci anni – il manoscritto fu confiscato nel 1961 dal KGB, finanche le veline, la carta carbone e i nastri della macchina da scrivere usati per darlo alla luce e copiarlo; vide per la prima volta la pubblicazione nel 1980, ma in versione ridotta; nel 1990 ci fu finalmente la versione integrale propostaci da Adelphi – la narrazione della battaglia di Stalingrado cui l’autore prese parte da corrispondente di guerra è il pretesto per denunciare ciò che all’epoca accadde nella vita quotidiana dei singoli cittadini, laddove all’eroismo per affrontare il nemico tedesco si contrappose un nemico subdolo rappresentato dall’assoluta negazione della libertà individuale propugnata dal regime leninista/stalinista a garanzia dell’affermazione dello Stato.

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Nei dialoghi tra i protagonisti – quasi tutti avvengono nelle baracche di prigionia o in un laboratorio scientifico – emerge la denuncia di un sistema che si reggeva sulla delazione, dove la persecuzione post bellica degli ebrei sovietici avviene proprio grazie alle soffiate degli ufficiali sovietici di origine ebraica:

“L’antisemitismo si manifesta in modi diversi: nell’indulgenza beffarda e schizzinosa come negli stermini dei pogrom. Diverse sono le sue ipostasi: l’antisemitismo può essere ideologico, interiore, latente, storico, quotidiano, fisiologico. Diverse le sue forme: individuale, sociale, di Stato.” (Vita e destino)

Se nel primo romanzo l’autore fa una lunga, diluita e articolata narrazione dell’assedio di Stalingrado, affidando alle parole dei prigionieri nei campi di concentramento tedeschi la denuncia del sistema di governo che calpesta la dignità degli individui in cambio di un tozzo di pane, in TUTTO SCORRE, scritto successivamente, forte è la denuncia del sistema leninista/stalinista rispetto a quanto avvenne soprattutto nelle campagne agli inizi degli anni trenta dopo la morte di Lenin cui succedette Stalin.

Qui quanto mai esaustiva è la narrazione dello sterminio dei kulaki – quei contadini che oltre a possedere un pezzo di terra, erano riusciti a impiantare una sorta di azienda privata muniti di strumenti tecnologici e manodopera rappresentata anche da un solo contadino al proprio servizio – lasciati a morir di fame nelle baracche dei campi di prigionia siberiani in cui venivano rinchiusi dopo lunghi viaggi in convogli ferroviari dove erano ammassati come bestie.

Leggendo le scene raccapriccianti di quanto avviene nei treni e nei gulag descritte da Grossman si resta perplessi che proprio quella nazione i cui carri armati entrarono ad Auschwitz, svelando al mondo intero l’orrore dell’olocausto nazista, si sia resa a sua volta protagonista di crimini contro l’umanità in un silenzio che tuttora risuona di ipocrisia da parte di molte realtà che si rifacevano e, in parte, ancora si rifanno all’ideologia leninista/stalinista!

Raccapricciante è la narrazione delle mamme che, in preda alla follia della fame, si nutrono dei propri figli. O di quelle che, ai pianti dei loro bimbi che non toccano cibo da giorni, sussurrano loro parole dolci accompagnandoli lentamente alla morte nel torpore del sonno dovuto alla mancanza di forze che man mano scivolano via sulla litania di una ninnananna.

Con una narrazione vigorosa, spesso cruda, ma realista come si conviene a uno scrittore che si rifà ai grandi autori della letteratura russa quali Tolstoj, Grossman ci svela una realtà per lo più ignorata perché sempre taciuta o rinnegata da chi si ostinava a difendere a ogni costo un’ideale sconfessato dalla storia e denunciato da chi ne ha vissuto per decenni le disuguaglianze e gli orrori sulla propria pelle.

Leggere Vasilij Grossman significa scoprire un autore che non fa sconti né al potere né a chi vi si lascia soggiogare; prendere consapevolezza che il male si annida anche laddove chi governa reprime la libertà per salvaguardare il potere dello Stato che ricopre il ruolo di garante del bene comune, servendosi della complicità degli uomini:

 “Costoro avevano tradito, diffamato, rinnegato perché altrimenti non sopravvivevi, eri perduto; e tuttavia erano pur sempre degli uomini.” (Tutto scorre…)

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Vincenzo Giarritiello
Nato a Napoli, ma da oltre vent’anni residente a Pozzuoli, Vincenzo Giarritiello alterna all’attività di scrittore quella di giornalista per passione. Nel 1997 ha pubblicato “L’ultima notte e altri racconti” e nel 1999 “La scelta”. Nel 2017 ha ristampato “La scelta” e nel 2018 ha pubblicato il romanzo breve “Signature rerum” ambientato nei Campi Flegrei. Nel 2019 ha stampato “Le mie ragazze rom scrivono” e “Raggiolo uno scorsio di paradiso in terra”. Nel 2020 ha editato la raccolta di racconti “L’uomo che realizzava i sogni”. Ha pubblicato con le Edizioni Helicon il romanzo “Il ragazzo che danzò con il mare”. Ha collaborato con le riviste online “Giornalewolf.it” e “Comunicare Senza Frontiere”; con quelle cartacee “Memo”, “Il Bollettino Flegreo”, “Napoli Più”, “La Torre”. Fino al 2008 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi a Pozzuoli e all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Attualmente collabora con l’associazione culturale Lux in Fabula con cui ha ideato la manifestazione “Quattro chiacchiere con l’autore”. Nel 2005 ha attivato il blog “La Voce di Kayfa” e nel 2017 “La Voce di Kayfa 2.0”. Dal 2019 è attivo il suo sito www.vincenzogiarritiello.it
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