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I vulcani di Bacoli: un percorso tra i crateri

La geologia di Bacoli è strettamente correlata a quella dei Campi Flegrei di cui è parte integrante. 

A Bacoli sono stati riconosciuti diversi crateri, tutti con età successiva all’eruzione del Tufo Giallo Napoletano che rappresenta un ottimo marker stratigrafico (15.000 anni)

Siamo in una zona di bordo della caldera flegrea in uno dei punti in cui si “innesta” la subsidenza che ne ha determinato la formazione.

In un percorso lungo la fascia costiera a partire da Capo Miseno verso Lucrino si possono contare diversi crateri la cui morfologia risulta rimaneggiata a causa delle correnti marine e dei venti prevalenti.

Capo Miseno, Punta Pennata, Bacoli, rappresentano tre episodi eruttivi riconosciuti le cui età vanno dal più recente “Capo Miseno” (5000 anni) al più antico “Bacoli” (8600 anni)

Osservando da mare il promontorio di Capo Miseno, si può evidenziare l’area di risalita magmatica del cratere  mentre lateralmente si può riconoscere l’area di distacco di una recente frana di crollo.

Capo Miseno

Volendo effettuare un percorso lungo un lembo del cratere è possibile seguire un sentiero panoramico attraverso il quale si può ammirare uno scorcio della parte costiera della caldera flegrea verso Posillipo nonché le isole di Procida ed Ischia magari al tramonto.  Dall’alto si riconosce il centro stesso del cratere ancora in situ oggi occupato da alcune abitazioni. In bella evidenza, ci sono alcune testimonianze della litologia autoctona dell’edificio vulcanico impreziosite dall’attecchirsi di vegetazione spontanea.

Il sentiero raggiunge un altro punto panoramico verso la spiaggia di Miseno e Miliscola a cui si aggiunge in bella vista il lago Miseno. Esso è di origine costiera come il lago Fusaro ed il Lucrino.

Il cratere definito di Punta Pennata ha il suo centro a mare e la stessa Punta Pennata da cui prende il nome è uno dei suoi bordi. Essa era parte integrante della costa fino al novembre 1966 quando, a seguito di un intenso fenomeno meteorologico si è staccata dalla terra ferma diventando una piccola isola.

Il cratere di Punta Pennata il cui centro è nelle acque antistanti l’area della Guardia di Finanza, è stato utilizzato in epoca romana come porto; da questo luogo che sarebbe partito Plinio il Vecchio per raggiungere le coste del nascente Vesuvio a seguito dell’eruzione del 79 d.C.

Il cratere di Bacoli non è riconoscibile morfologicamente in quanto quasi del tutto distrutto da un’intensa azione erosiva. La presenza è stata individuata  attraverso litologie caratterizzate attraverso studi specialistici.

Lungo la costa di Bacoli si individua la cosiddetta “Grotta dello Zolfo” raggiungibile facilmente via mare, essa è stata oggetto di studi  fin dalla prima metà del XIX° secolo quando è stato rinvenuto un minerale autoctono denominato  “Misenite” dal prof Arcangelo Scacchi. Successivamente altri studiosi hanno cercato di isolarlo nuovamente  senza riuscirci. La grotta, di origine naturale, è arricchita da numerosi altri minerali, compreso alcune concrezioni  di zolfo da cui prende il nome.

Nei pressi del Castello di Baia, oggi “Museo dei Campi Flegrei” si individua verso l’interno un lembo del cratere denominato “Fondi di Baia” con la sua caratteristica  forma “a otto” ben visibile attraverso “Google Map”. Si tratta di un cratere doppio ovvero con due centri eruttivi limitrofi le cui eruzioni non sono coeve e ciò è testimoniato da un sottile paleosuolo che ne separa i prodotti.

Anche “Fondi di Baia” deve la sua attività ad un periodo successivo al Tufo Giallo Napoletano ma antecedente a quella di Capo Miseno, il più antico di quelli già citati. (circa 9600 anni)

In località Miliscola, il territorio di Bacoli confina con Monte di Procida attraverso la parete rocciosa denominata “Torrefumo”. In una zona oggi interdetta alla pubblica fruizione perché in frana, insistono i prodotti vulcanici attribuiti al cratere di Miliscola. La sua attività è antecedente anche all’eruzione dell’Ignimbrite Campana avvenuta circa 39.000 fa quindi molto prima del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa) ed è più o meno coeva a quella di un altro cratere limitrofo (in comune di Monte di Procida) denominato “Vitafumo”.

Nelle acque antistanti il territorio di Baia insistono resti sommersi di epoca romana a testimoniare come il terreno abbia subito globalmente una subsidenza che evidente anche attraverso altri resti romani in località Miseno.

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Pierluigi Musto
Pierluigi Musto nasce a Napoli il 27 luglio 1962, dopo il diploma di maturità al liceo scientifico si laurea in Scienze Geologiche e si abilita alla professione di Geologo. Si abilita all’insegnamento in Matematica alle scuole medie e in Geografia per gli istituti tecnici. Dal 2007 è docente in ruolo in matematica e scienze nella provincia di Napoli. E’ autore del sito www.campiflegrei.eu. E' autore del libro :" Elementi di Geologia dei Campi Flegrei e della Piana Campana" Da numerosi anni si interessa della promozione del territorio flegreo collaborando tra l’altro nell’organizzazione dell’evento ricorrente “Malazè”. Collabora con numerose associazioni locali nella didattica e divulgazione della geologia dei Campi Flegrei.
http://www.campiflegrei.eu

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