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I luoghi e le forme dello spettacolo tra Cumae e Puteolis

Inizialmente i romani non amavano il divertimento, considerato un’attività che non dava profitti, perciò istituirono i Ludi (366 a.C.) come festività religiose dedicate a Giove che si tenevano al Circo Massimo dal 12 al 14 settembre e dal 4 al 19 settembre.

de originibus spectaculorum instrumentis ethnicalium litterarum investigavi. multi auctores de quaestione commentarios ediderunt. Ludorum origo sic traditur: Lydi ex Asia transvenae in Etruria consederunt et dux erat Tyrrenus, qui fratri suo cessit regnum. Igitur in Etruria inter superstitionum suarum ceteras caerimonias spectacula quoque, religionis nomine, instituerunt. Postea Romani ab Etruria artifices mutuaverunt, et inde ludi a Lydis vocati sunt. Varronis autem auctoritate, ludi vocantur a ludo, quod invenes diebus festis solebant ludi exultantione populum delectare. Unde Romanis ludi idonei templis religionique sunt “. Tertulliano (De spectaculis)

Traduzione:

“Ho investigato sulle origini dei giochi pubblici con i documenti della letteratura pagana. Molti autori hanno pubblicato commentari sulla questione. L’origine dei giochi è così tramandata: i Lidi emigrati dall’Asia si stabilirono in Etruria e il capo era Tirreno, che cedette il regno a suo fratello. Dunque in Etruria, fra gli altri riti delle loro credenze, istituirono anche i giochi pubblici con carattere di cerimonia sacra. In seguito i Romani assunsero esperti dall’Etruria, e quindi i giochi furono chiamati così dalla Lidia. Varrone, al contrario, dice che i giochi prendono il nome da scherzo perché i giovani durante i giorni di festa erano soliti dilettare il popolo con giochi di salti. Da cui per i Romani i giochi sono adatti ai templi e alla religione.”

Le prime installazioni in legno del Circo Massimo, probabilmente, risalgono alla prima metà del VI secolo a.C., sotto Tarquino Prisco, per i grandi Ludi Romani organizzati per la vittoria sulla città di Apiolae (localizzata a Castel Savello, tra Pavona e Albano Laziale in provincia di Roma). 

Una parata con i concorrenti, giovani rampolli della nobiltà romana a cavallo, danzatori armati, musicisti, un coro di satiri, e immagini degli dèi precedevano i giochi che erano sponsorizzati dallo stato (pompa circensis) .

I ludi si suddividevano in varie forme di spettacolo:
Ludi circenses: corse dei carri e dei cavalli nel circo (V sec. a.C.), le più antiche e seguite manifestazioni spettacolari. Erano parti integranti dei riti funebri e religiosi, ma si trasformarono ben presto in vere e proprie gare per squadre (bianchi, rossi, azzurri, verdi). In seguito il Circo Massimo ospitò ogni forma di spettacolo equestre (acrobazie, caroselli, ecc.).
Ludi gladiatorii o munera: combattimenti dei gladiatori (264 a.C.). Di origine etrusca facevano parte dei riti funebri (munera erano gli obblighi che spettavano agli eredi di un defunto). Si trasformarono in spettacolo durante la tarda repubblica. I gladiatori erano professionisti di varia provenienza: uomini liberi, prigionieri di guerra, criminali condannati ad gladium. Esistevano scuole speciali (ludus) per l’allenamento dei gladiatori. Il proprietario di una palestra (lanista) forniva i gladiatori, gli inservienti che portavano via i cadaveri dall’arena, i ragazzi che ripulivano la sabbia dal sangue. Inizialmente i giochi gladiatori si svolgevano nel foro dove venivano erette tribune temporanee per gli spettatori Verso la fine del periodo repubblicano furono costruiti edifici appositi: gli anfiteatri, edifici circolari o elissoidali.
Ludi scaenici: rappresentazioni di forme drammatiche importate dalla Grecia, soprattutto tragedie e commedie, e spettacoli di mimi e pantomimi (240 a.C.). Nel 364 a.C., il senato, per scongiurare una pestilenza chiamò a esibirsi a Roma danzatori, musicisti e mimi estruschi (ludiones). Da qui sarebbero nati i ludi scaenici. Nel 240 a.C, il senato, per onorare Gerone II di Siracusa, in visita a Roma, organizzò spettacoli come quelli rappresentati nelle città greche. Come per i ludi circensi il protocollo preliminare dei ludi scaenici prevedeva un corteo (pompa) dai templi al teatro con sacrifici e accompagnamento musicale di flauti (tibiae) e trombe (tubae).
Venationes: combattimenti di gladiatori con animali feroci o spettacoli di cacce (186 a.C.). Inizialmente si svolgevano nel foro, poi nel circo, poi nell’anfiteatro. Tipi di combattimenti: scontri tra animali (elefante vs. toro, leone vs. cammello, tigre vs. leone), combattimenti uomo-fiera. Veniva montata una vera e propria scenografia con oasi, boschetti, corsi d’acqua, piante, alberi. Alcuni magistrati curatori erano responsabili dell’approvvigionamento degli animali che stazionavano in appositi recinti (vivarium) fuori dalle mura di Roma.
Naumachie: spettacoli di battaglie navali (46 a.C.) che prevedevano la ricostruzione-spettacolo di famosi scontri marittimi eseguiti in bacini artificiali. In età imperiale, grazie ai progressi dell’ingegneria idraulica furono inscenati anche negli anfiteatri e nell’orchestra dei teatri che venivano rapidamente riempiti e svuotati.
Agones: gare di atletica (46 a.C.)
Certamina greca: gare di atletica o gare musicali e poetiche (31 a.C.).

Dettagli di sarcofago romano con muse e maschere teatrali.
Dettagli di sarcofago romano con muse e maschere teatrali.
Luoghi di spettacolo in Campania

Il patrimonio archeologico della Campania è ricco di luoghi di spettacolo, Anfiteatri e teatri sono spesso edifici di grandi dimensioni a volte riutilizzati per scopi diversi come l’anfiteatro di Capua (secondo per dimensioni solo al Colosseo) che in epoca longobarda fu trasformato in fortezza. Spesso le strutture sono state usate come cava per recupero di materiali da costruzione.

A volte riusciamo appena a riconoscerne la disposizione leggendo le tracce ancora visibili sulla superficie dell’abitato come nel caso dell’anfiteatro di Nuceria (Nocera Superiore) oggi visibile solo attraverso una cantina di un edificio.

Molto spesso le costruzioni sono poco leggibili perché inglobate da edifici moderni come per il teatro di Napoli.

Cavea del teatro romano di Neapolis, detto anche dell'Anticaglia.
Cavea del teatro romano di Neapolis, detto anche dell’Anticaglia.

In Campania si contano 15 anfiteatri, 11 teatri e 2 odeon. La provincia con maggiori numero di luoghi di spettacolo è Napoli (n. 5) seguita da Caserta (n. 4), Avellino (n. 2), Benevento (n. 2) e Salerno (n. 2).

Gli spettacoli di Neapolis romana erano molto famosi e la città era considerata la custode della cultura greca. Racconta Svetonio che Nerone volle debuttare proprio nel teatro di Neapolis e volle continuare lo spettacolo nonostante un terremoto.

L’imperatore Nerone, fautore dell’organizzazione di uno spettacolo in onore di Tiridate re d’Armenia proprio a Pozzuoli, secondo la testimonianza di Cassio Dione (63, 3).

Lo spettacolo fu organizzato dal liberto imperiale Patrobio quale agonotheta, cioè, presidente dei giochi e finanziatore degli stessi, prevedeva sia combattimenti gladiatori evuna venatio, come dimostra il riferimento alle bestie (i due tori) che Tiridate avrebbe trafitto con un solo colpo.

Le forme e i luoghi dello spettacolo nei Campi Flegrei

I Campi Flegrei, a partire dall’età repubblicana, ospitano l’intero repertorio degli edifici per spettacoli.

Uno stadio, a Cuma, il più antico edificio di questo tipo in Occidente, tre anfiteatri, l’Anfiteatro minore e l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli e l’anfiteatro di Cuma, anch’essi tra le più antiche arene del mondo romano; lo stadio Antonino Pio a Pozzuoli¸ un teatro privato nella villa di Vedio Pollione a Posillipo e, nel medesimo complesso, un odeon (edificio coperto dedicato alla musica), databili tra la fine dell’esperienza repubblicana e l’incipiente età augustea.

Stadio di Cuma: la cui datazione presumibile risale al corso del II sec. a.C. fu scoperto nel quadro di un progetto di ampliamento e valorizzazione del parco archeologico di Cuma ( 1994 e al 2006), fortemente voluto da Stefano De Caro.

Si tratta del più antico stadio finora conosciuto, infatti, gli unici edifici risalgono al periodo imperiale (Roma, con lo stadio di Domiziano, e Puteoli, con quello di Antonino Pio).

Lo Stadio di Cuma
Tratto da ” M. Giglio – Lo Stadio di Cuma – Napoli 2016.

Anfiteatro di Cuma: costituisce uno degli esempi più antichi di anfiteatro in Campania, al pari di quello di Pompei. Edificato alla fine del II sec. a.C. quando la città greco-sannitica assume l’impianto urbano tipicamente romano. Sorge appena fuori le mura meridionali della città, nel luogo più utile per il controllo dei flussi di spettatori in ingresso e in uscita, Privo di sotterranei e addossato per circa una metà al pendio del Monte Grillo in posizione panoramica verso il mare. Del monumento, indagato solo in parte sono stati messi in luce l’ingresso meridionale, parte dell’arena e delle gradinate della cavea e il muro perimetrale a due ordini di arcate.

Anfiteatro minore di Pozzuoli: costruito all’inizio del I° sec. a.C. era dotato di tre ordini di sedili (ima, media e summa cavea) e fu oggetto di un ampliamento in epoca successiva. Misurava 130 x 95 metri. L’anfiteatro era talmente frequentato che contenere la folla perciò fu costruito un secondo anfiteatro, il Flavio, e per molto tempo continuarono a funzionare entrambi. Dell’anfiteatro restano poche rovine perché la costruzione del tronco della direttissima Roma-Napoli, lo ha rovinato, attraversandolo centralmente.

Anfiteatro Flavio di Pozzuoli:  costruito nella seconda metà del I secolo d.C.  per far fronte all’incremento demografico di Puteoli, che aveva reso insufficiente il vecchio edificio di  età repubblicana. Terzo anfiteatro per grandezza dopo il Colosseo e all’anfiteatro di Capua. Costruito alla convergenza di due strade principali, la Via Domitiana e la via per Napoli.

L’anfiteatro con tre ordini sovrapposti, quattro ingressi principali e dodici secondari e una cavea in grado di ospitare circa 40.000 spettatori.

Nelle gallerie sotto l’ambulacro esterno c’erano luoghi di culto e sedi di molte associazioni professionali, note attraverso iscrizioni. I sotterranei, molto be conservati, mostrano la complessità dei servizi per il funzionamento degli spettacoli.

Nell’arena si sono svolti i primi martirii cristiani, qui nel 305 d.C. doveva avvenire il supplizio di San Gennaro e i compagni, ma, poiché, secondo la leggenda, le belve si rifiutarono di ucciderli, la condanna fu poi eseguita alla Solfatara. Nel 1689 in una delle botteghe dell’ambulacro fu costruita una chiesetta a lui dedicata. Durante gli scavi dell’Ottocento venne distrutta e sostituita da una cappellina tuttora visibile.

Una giornata con i gladiatori all’Anfiteatro Flavio (Gruppo Archeologico Kyme).

Stadio Antonino Pio di Pozzuoli: delle dimensioni di m. 300×70,  sorge su una terrazza naturale sull’antica Via Domitiana (oggi via Luciano). La costruzione dello Stadio fu voluta dall’imperatore Antonino Pio per celebrare il suo predecessore Adriano morto a Baia nel 138 d.C. ed istituì a Pozzuoli giochi di tipo olimpico noti con il nome greco di Eusebeia.

A pianta rettangolare con gli spalti organizzati su tre livelli era dotato di un varco monumentale attraverso il quale gli atleti accedevano alla pista. Gli spettatori accedevano dal lato settentrionale attraverso diversi varchi che conducevano direttamente alla cavea.

Il sito è parzialmente accessibile e aperto solo in giornate particolari perché sono in corso interventi di restauro.

E lo Stadio Antonino Pio, il 7 settembre 2015, in un’iniziativa Ravello Creative Lab in collaborazione con Malazè, ha ospitato il grande Giorgio Albertazzi, in una delle ultime sue apparizioni, in “Le Memorie di Adriano” per la regia di Maurizio Scaparro, per concessione dall’allora Soprintendenza Archeologia per la Campania.

Il teatro della villa imperiale di Pausilypon: attraverso la grotta di Seiano si accede al complesso archeologico-ambientale che racchiude parte delle antiche vestigia della villa del Pausilypon. Nell’incanto di uno dei paesaggi più affascinanti del Golfo di Napoli, è possibile ammirare i resti dell’imponente teatro che poteva ospitare 2000 persone e dell’Odeon.

La Villa Imperiale, detta anche Villa di Pollione, fu fatta erigere nel I secolo a.C. dal cavaliere romano Publio Vedio Pollione e alla sua morte, avvenuta nel 15 a.C., la villa divenne residenza imperiale di Augusto, e di tutti i suoi successori. Molto interessanti, in vari punti delle vestigia, sono le presenze delle condutture dell’acquedotto (rivestite in malta idraulica), segno di ulteriore opulenza di chi vi soggiornava.

Pausillipon, il Teatro.
Altre forme di spettacolo nei Campi Flegrei

Caligola, grande appassionato delle arti drammatiche, organizza nei Campi Flegrei un nuovo tipo di spettacolo: la costruzione di un ponte di barche tra Baia e Pozzuoli, così descritto da Svetonio, Caligola 19, 1-3: “Nouum praeterea atque inauditum genus spectaculi excogitauit. Nam Baiarum medium interuallum [ad] Puteolanas moles, trium milium et sescentorum fere passuum spatium, ponte coniunxit contractis undique onerariis nauibus et ordine duplici ad anc[h]oras conlocatis superiectoque terreno ac derecto in Appiae uiae formam. Per hunc pontem ultro citro commeauit biduo continenti, primo die phalerato equo insignisque quercea corona et caetra et gladio aureaque chlamyde, postridie quadrigario habitu curriculoque biiugi famosorum equorum, prae se ferens Dareum puerum ex Parthorum obsidibus, comitante praetorianorum agmine et in essedis cohorte amicorum“.

“Immaginò inoltre un nuovo genere di spettacolo che non si era mai veduto. Congiunse infatti il tratto tra Baia e il molo di Pozzuoli con un ponte di tremila e seicento passi, fatto con navi da carico, raccolte da ogni parte e ancorate su doppia fila, e coperte da un terrapieno diritto, a somiglianza della via Appia. Per due giorni consecutivi andò avanti e indietro su quel ponte: il primo, su di un bellissimo cavallo riccamente bardato, portando una corona di quercia, la cetra, la spada, e indossando una clamide dorata; il secondo, in abito da corridore, su di un carro leggero trainato da una coppia di cavalli meravigliosi, preceduto da Dario, un giovinetto ostaggio dei Parti, e seguito da una schiera di pretoriani e da un corteo di amici su carri” (trad. F. Dessì, in Caio Svetonio Tranquillo, Vite dei Cesari, II, Milano).

Le due maschere, tragica e comica, del teatro latino. Mosaico del I secolo a.C. (Musei Capitolini)

Lo spettacolo non è costituito solo dal ponte di barche in sé ma da una serie di esibizioni musicali, atletiche, ippiche.

Tra secondo e terzo secolo d.C. che la compresenza di elementi spettacolari di matrice tipicamente romana, quali i munera gladiatori, di altri di ascendenza chiaramente greca, come gli agoni, così come anche di tradizioni originariamente greche poi profondamente romanizzatesi, come la pantomima, diventa cifra specificamente caratterizzante della vita culturale del bacino flegreo.

Tre epigrafi sepolcrali, rinvenute nel territorio di Puteoli, poste dalle mogli in memoria di gladiatori defunti, riflettono una varietà di tecniche di combattimento (si tratta di un retiarius, di un secutor e di un mirmillo).

Nel II secolo d.C. Antonino Pio fa costruire costruzione uno stadio litico in onore di Adriano, per celebrarne la memoria con giochi atletici sul luogo dove era stato sepolto nel 138.

Connessa a tale iniziativa fu l’istituzione di giochi quinquennali, gli Eusebeia, la cui prima edizione si tenne nel 142.

Gli Eusebeia, riverenza, inaugurarono un nuovo cammino costituito dai Capitolia di Roma, dagli Eusebeia appunto, dai Sebasta di Napoli e dagli Actia di Nicopolis.

Documenti epigrafici a noi pervenuti, distribuiti tra II e III d.C., è possibile ricostruire competizioni artistiche ed atletiche tenutesi in occasione degli agoni, gare tra musicisti, attori, in particolare pantomimi, poeti, araldi.

Alcune epigrafi ci parlano di vittorie puteolane di lottatori, corridori di dolichos, pugili.

Per concludere, nei Campi Flegrei e a Neapolis alle manifestazioni spettacolari riconducibili prevalentemente alla cultura romana, munera, venationes, si affiancano fortemente elementi ispirati ad una tradizione greca, attraverso gare atletiche e musicali, espressioni di una eredità culturale greca radicata profondamente e mai realmente estinta.

Il Parco ©Puy du Fou

In copertina: Una rievocazione storica. Ringrazio il Parco du Fou per l’autorizzazione concessa all’uso dell’immagine.

Il parco Puy du Fou si trova in Francia, nel dipartimento, della Vandea (Paesi della Loira) è il parco a tema tra i più visitati del continente, è poco più piccolo di Disneyland Paris e regala al concetto di attrazione un significato tutto nuovo.

Al Puy du Fou si viene letteralmente catapultati nel passato, dall’Antica Roma al 1800 in un vero e proprio viaggio nel tempo, passeggiando tra le case dei secoli scorsi, visitando botteghe di artigiani di mestieri dimenticati.

La grande attrazione del Puy du Fou sono gli spettacoli, con milioni di visitatori ogni anno.

Seduti in uno dei 3000 posti dell’anfiteatro ricostruito, si può assistere a show come “Le Bal Des Oiseaux Fantomes“, una sorta di danza di uccelli fantasma, oppure “Le Signe du Triomphe“, uno show ambientato nell’Antica Roma che mette in scena un combattimento tra gladiatori. usufruendo di speciali cuffie che traducono i dialoghi dal francese in tempo reale.

Bibliografia:

Sesto Pompeo Festo, “Ludos Magnos”, De verborum significatu.

Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, I, 6.

Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 1.19 e 1.35.

M. GIGLIO, Lo stadio di Cuma, Napoli 2016.

K.E. WELCH, Sull’anfiteatro puteolano di età repubblicana, oltre ai repertori citati in n. 1, The Roman Amphitheatre From Its Origins to the Colosseum, New York 2007, 221-225.

I. Varriale, La villa imperiale di Pausilypon, in R. CIARDIELLO (a cura di), La villa romana, Napoli 2007, 147-165.

A. Manas, Evolution of the Retiarius Fighting Technique: Abandoning the Net?, «The International Journal of the History of Sport», 33/6-7, 2016, 704-733.

P. Sabbatini Tumolesi, Epigrafia anfiteatrale, cit., 135).

Serena Cannavale, Spettacolo e intrattenimento nei Campi Flegrei in età romana, in BOLLETTINO DI STUDI LATINI, Anno XLVIII – fascicolo I – Gennaio-Giugno 2018.

J. B. Gaius the Pantomime, «Antichthon» 28, 1994, 65-79.

E. Miranda De Martino, Augusto e i Sebastà, in T.E. Cinquantaquattro, C. Capaldi, V. Sampaolo (a cura di), Augusto e la Campania. Da Ottaviano a divo Augusto 142014 d.C., Milano 2014, 28-29.

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Anna Abbate
Archeologa, consulente informatica e web design freelance. Nata a Napoli, si occupa dal 1971 di Information Tecnology dopo essersi formata alla IBM come Analista Programmatore. Dopo una vita vissuta nel futuro ha conseguito la Laurea Magistrale in Archeologia presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”. Divide il suo tempo tra la passione per l’informatica e la ricerca storica. Con alcuni amici archeologi ed antropologi ha fondato nel 2011 il “Gruppo Archeologico Kyme”, associazione di promozione sociale, della quale attualmente è presidente, organizzando giornate di valorizzazione e promozione del patrimonio storico-archeologico e delle tradizioni dedicate soprattutto alle scuole. Si occupa, in particolare di Napoli e del territorio flegreo. Ha pubblicato i libri "Da Apicio... a Scapece (Valtrend Editore, 2017), "Biancomangiare... il Medioevo in tavola" (Valtrend Editore, 2018).

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