Febbraio significa principalmente festival di Sanremo. Non importa se ti piaccia o lo disprezzi. Non potrai fare a meno di avere sue notizie praticamente tutti i giorni per tutta la settimana. Sui social, nei vari special ed approfondimenti pomeridiani, in radio…
E’ la settimana del festival e non lo si può evitare. Rispetto a una decina d’anni fa, forse anche di più, c’è una cosa che non posso fare a meno di notare: l’assenza della “delegazione napoletana”. Perché fino a qualche lustro fa di vera e propria delegazione si doveva parlare (quest’anno, se la memoria non m’inganna, dovrebbe esserci un solo partecipante campano tra i giovani).
C’erano cantanti partenopei praticamente in ogni categoria: tra i big, tra gli ospiti, nelle nuove proposte. Nel tempo questa compagine è andata sempre più diradandosi. Ma come non ricordare le presenze di Tony Esposito e Tullio De Piscopo (col mega successo di “Andamento lento”) ma anche Enzo Gragnaniello ed il suo quarto posto in coppia con Ornella Vanoni fino alla vittoria della piccola orchestra Avion Travel… Insomma di strada la musica partenopea al festival ne ha fatta.
Oggi la cosa è quantomeno contenuta. Vuoi perché i criteri di reclutamento sono radicalmente cambiati (talent e youtube docet) vuoi perché oggi più che mai per un giovane riuscire ad imporsi proponendo musica propria è impresa assai ardua, finendo per scoraggiare molti ragazzi che si rifugiano nel porto sicuro delle cover band o delle assai più redditizie tribute band.
Insomma la creatività non sembra essere uno dei criteri di valutazione dell’arte dei giorni nostri. Tuttavia confido nel fatto che tale creatività proprio a Napoli non potrà essere soffocata troppo a lungo. Prima o poi tornerà prepotente ad esplodere più forte che mai…
Artù