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A Napoli sulle tracce di Maria Maddalena

Un’amica cui è noto il mio interesse per la figura di Maria Maddalena mi ha telefonato chiedendomi se fossi a conoscenza della presenza a Napoli, precisamente in via Bartolomeo Capasso, nel complesso monastico benedettino di San Sossio e San Severino tanto caro agli angioini, di due dipinti che ritraggono due madonne gravide

Al mio diniego ha risposto che mi avrebbe inviato le foto dei quadri. Nel momento in cui le ho ricevute, osservandole con attenzione, seppure le immagini fossero sfocate, mi sono reso conto che effettivamente sia la Madonna sulla mezza luna sia quella distesa sotto la deposizione hanno il pancione.

L’assunzione nella chiesa dei SS Severino e Sossio

A quel punto l’ho richiamata per chiederle come ne fosse venuta a conoscenza. Ha risposto che glieli aveva segnalati un suo amico che lo aveva appreso durante una visita guidata, aggiungendo: “tra breve la chiesa verrà chiusa per improrogabili lavori di restauro perché dalla volta cadono calcinacci e da alcuni pilastri si sono staccate le decorazioni. Se ci tieni a vederli dal vivo, affrettati”.

Detto ciò ha chiesto cosa ne pensassi, aggiungendo che, a detta del suo amico, il quadro con la Maddalena seduta sotto la deposizione è sistemato nel transetto di destra di fronte all’altare in una zona d’ombra come se lo si fosse voluto occultare.

La deposizione con al centro la Maddalena gravida nella chiesa dei SS Severino e Sossio, probabilmente opera di Girolamo Imparato

Al che ho risposto: l’assunzione con la madonna sulla mezza luna è un’immagine classica con cui si è soliti simboleggiare la purezza che domina l’istintività e la sensualità. Tuttavia il fatto che fosse gravida (stando al contatto della mia amica, la guida della chiesa avrebbe giustificato il particolare attribuendolo a un gioco di luci), rifacendoci alla Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze, rappresenterebbe la Maddalena incinta fatta salire dai sacerdoti del sinedrio su una barca, in questo caso simboleggiata dalla mezzaluna la cui forma effettivamente richiama alla mente una barca, insieme ai discepoli di Gesù con l’intento di farli naufragare. Viceversa si sarebbero salvati e sbarcati sulle coste della Francia meridionale dove avrebbero iniziato a diffondere gli insegnamenti di Gesù (il culto di Maria Maddalena è molto sentito nel sud della Francia). Mentre nel secondo dipinto che la donna gravida fosse la Maddalena lo deduciamo non solo dai suoi capelli rossi, tratto inconfondibile con cui solitamente la si rappresenta essendo il rosso indice di sensualità e dunque di peccato (sic!), ma anche dalla presenza nel dipinto di altre due donne situate nell’angolo in basso a destra della croce, una disperata e l’altra che la conforta di spalle, rispettivamente Maria madre di Gesù e Maria di Cleofa. Queste due insieme alla Maddalena, come narra il Vangelo di Giovanni, “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala” (Giovanni 19,25-27).

Diversi sono i dipinti e le opere d’arte dove, nel corso dei secoli, la Maddalena è stata ritratta incinta.  Uno tra i più famosi è sicuramente quello di Piero della Francesca presente ad Arezzo, nella chiesa di San Francesco, appartenente al ciclo degli affreschi denominato Storia della Vera Croce.

Maria Maddalena, particolare dell’affresco Storia della Vera Croce di Piero della Francesca

Chi fosse realmente la Maddalena non è dato saperlo. Il 14 settembre del 591 Papa Gregorio Magno l’associò a una prostituta, ritenendo che fosse lei la peccatrice che lavò i piedi a Gesù in casa di Simone e la donna che Gesù liberò dai sette spiriti di cui si parla nei Vangeli. Tale identificazione è stata successivamente negata dal Concilio Vaticano II che la riabilitò come donna pia. In epoca molto più recente il cardinale Gianfranco Ravasi non ha avuto problemi ad ammettere che la Maddalena è stata oggetto di calunnia.

Ritornando alle immagini che la ritraggono gravida è innegabile che alimentano più di un dubbio su chi possa essere il padre del frutto del suo grembo. Senza tirare in causa Dan Brown e il suo famoso romanzo IL CODICE DA VINCI dove si asserisce che la Maddalena era la sposa del Cristo a cui dette dei figli originando la dinastia dei Merovingi, è evidente che tra lei e Gesù vi fosse un rapporto particolare. A testimoniarlo è l’episodio in cui il Cristo, subito dopo risorto, scelse proprio lei per manifestarsi affidandole il compito di annunciare la sua resurrezione agli altri apostoli.

Quale fosse questo rapporto particolare tra la Maddalena e Gesù non è dato saperlo. Certo non si può escludere che, più che esserne la sposa come si afferma nel Vangelo apocrifo di Filippo – “Tre persone camminavano sempre con il Signore: Maria, sua madre, la sorella di lei, e la Maddalena, detta la sua compagna. Maria infatti (si chiamava) sua sorella, sua madre, e sua compagna.”; “La Consorte di Cristo è Maria Maddalena.” – , supponendo che fosse una donna intelligente e di profonde conoscenze, sarebbe potuta esserne l’allieva prediletta a cui il Maestro impartiva insegnamenti profondi negati agli altri apostoli perché non li avrebbero compreso essendo semplici pescatori. Per cui è probabile che ritrarla incinta sarebbe un escamotage simbolico per indicare che era pregna degli insegnamenti di Gesù. In tal senso chiarificante risulterebbe un passo del Vangelo gnostico di Maria: Pietro disse a Maria: <<Sorella, noi sappiamo che il salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci (ma) non noi; (quelle) che noi non abbiamo neppure udito.>>

Anche in questo caso difficilmente verremmo a conoscenza della verità. Ma un fatto è innegabile, anche a Napoli vi sono immagini che ritraggono la Madonna e la Maddalena incinte e questi due dipinti, non escludendo che ve ne possano essere degli altri in ulteriori chiese, si trovano in un luogo caro agli Angioini che, si dice, fossero i possessori del Sacro Graal, il calice in cui Giuseppa d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo. Bisognerebbe scoprire se il Graal fosse davvero una coppa, oppure rappresentasse la metafora per indicare il grembo femminile, in tal caso quello della Maddalena, gravido del seme ossia del sangue di Cristo da cui sarebbe derivata una stirpe divina.

La leggenda continua…

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Vincenzo Giarritiello
Nato a Napoli, ma da oltre vent’anni residente a Pozzuoli, Vincenzo Giarritiello alterna all’attività di scrittore quella di giornalista per passione. Nel 1997 ha pubblicato “L’ultima notte e altri racconti” e nel 1999 “La scelta”. Nel 2017 ha ristampato “La scelta” e nel 2018 ha pubblicato il romanzo breve “Signature rerum” ambientato nei Campi Flegrei. Nel 2019 ha stampato “Le mie ragazze rom scrivono” e “Raggiolo uno scorsio di paradiso in terra”. Nel 2020 ha editato la raccolta di racconti “L’uomo che realizzava i sogni”. Ha pubblicato con le Edizioni Helicon il romanzo “Il ragazzo che danzò con il mare”. Ha collaborato con le riviste online “Giornalewolf.it” e “Comunicare Senza Frontiere”; con quelle cartacee “Memo”, “Il Bollettino Flegreo”, “Napoli Più”, “La Torre”. Fino al 2008 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi a Pozzuoli e all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Attualmente collabora con l’associazione culturale Lux in Fabula con cui ha ideato la manifestazione “Quattro chiacchiere con l’autore”. Nel 2005 ha attivato il blog “La Voce di Kayfa” e nel 2017 “La Voce di Kayfa 2.0”. Dal 2019 è attivo il suo sito www.vincenzogiarritiello.it
http://www.vincenzogiarritiello.it

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