
Fino a poco tempo fa l’olocausto degli ebrei, pianificato da Hitler e realizzato con la complicità di Mussolini, era, giustamente, considerato uno dei peggiori abomini perpetrati dall’uomo verso i propri simili.
Affinché non se ne perdesse memoria, il campo di concentramento di Auschwitz, uno dei luoghi simbolo di quell’orrore, è stato conservato nelle stesse condizioni di quanto, più di ottant’anni fa, vi entrarono le truppe dell’Armata Rossa, liberando i pochi prigionieri rimasti in vita.
L’ingresso del campo con la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) sul cancello, dove convergevano i treni con i carri bestiame carichi di esseri umani, soprattutto ebrei, da sopprimere, è tuttora lì.
Al suo interno vi sono le palazzine dove menti sadiche usavano i prigionieri come cavie per orrende operazioni chirurgiche da effettuarsi senza alcuna anestesia per vedere fin dove arrivasse il livello di sopportazione umana al dolore; le camere a gas dove, al loro arrivo, venivano introdotti i bambini e tutto coloro che non erano ritenuti abili al lavoro, per avvelenarli e poi bruciarne i corpi nei forni crematori; le baracche dove i prigionieri dormivano.
L’intento di conservare integralmente il campo di concentramento di Auschwitz era quello di ricordare all’umanità intera fin dove potesse arrivare l’orrore umano affinché non si ripetesse mai più.
Quanto sta accadendo oggi a Gaza, dove Israele, in risposta agli attentati del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, sta radendo al suolo la striscia di Gaza, sterminando la popolazione civile bombardandola, sparandola o affamandola, impedendo l’accesso alle organizzazioni umanitarie, dimostra che a nulla è servito lasciare in piedi Auschiwtz quale monito per l’umanità.
Soprattutto non è servito perché a sterminare in maniera indiscriminata e assassina i palestinesi è lo Stato di Israele, figlio delle vittime dell’olocausto nazifascista, nato all’indomani della seconda guerra mondiale su un fazzoletto di terra espropriato ai palestinesi.
Nel giro di meno di un secolo quel fazzoletto di terra, in contrasto con le varie risoluzioni ONU succedutesi nel corso degli anni per stabilire i termini con cui Israele doveva svilupparsi senza arrecare danno ai palestinesi, si è esteso a dismisura mediante l’occupazione dei territori da parte dell’esercito e dei coloni israeliani, risolvendosi in uno spazio striminzito per i palestinesi.
Nella sua follia omicida, Netanyahu, il capo del governo israeliano di estrema destra, in risposta agli ammonimenti sussurrati con ignavia dai governi occidentali affinché ponga fine al massacro di Gaza, ha recentemente affermato che Gaza city sarà interamente occupata dall’esercito entro il 7 ottobre prossimo, giorno in cui ricorreranno due anni dall’attentato che scatenò la furia israeliana.
Tutti coloro che appoggiano la follia genocida di Netanyahu, inclusi il governo italiano, fino a ieri sostenevano che a Gaza non fosse in corso alcun genocidio. Eppure, prima ancora che illustri intellettuali israeliani, tra cui lo scrittore David Grossman, accusassero apertamente Israele di genocidio, da oltre un anno più di un giornalista israeliano o giornale israeliano scrivevano e pubblicavano articoli dove, senza mezzi termini, si usava il vocabolo genocidio per riferirsi a quanto Israele stava compiendo a Gaza.
Fanno arrabbiare coloro che, trincerandosi dietro il significato lessicale del vocabolo, si ostinano a negare che a Gaza è in atto un genocidio.
Vogliamo chiamarlo sterminio, massacro, carneficina, scempio, orrore? Chiamiamolo come si vuole.
Una cosa è certa, mentre del genocidio degli ebrei consumato dai nazifascisti restano, a memoria dell’umanità, i segni indelebili del campo di concentramento di Auschwitz, a ricordo del massacro di palestinesi a Gaza non resterà nulla. Addirittura già ci sarebbe un progetto per la realizzazione sulle macerie di Gaza di una sorta di Costa Azzurra del Medioriente. Tutto ciò con la complicità del Presidente americano Trump che, non dimentichiamolo, nasce come palazzinaro.
Mentre gli ebrei hanno un luogo, Auschwitz, per ricordare al mondo intero gli orrori che patirono a causa della follia umana di Hitler, ai palestinesi, una volta che saranno sbattuti fuori da Gaza, non resterà nulla per ricordare alle generazioni future lo scempio che subirono, sempre a causa della follia umana il cui nome, questa volta, è Netanyahu.
Ecco perché è più che giusto denunciare, scrivendo o parlando, quanto sta succedendo a Gaza.
Nel momento in cui l’IDF metterà a tacere le armi perché non avrà più nessuno da uccidere a Gaza, del genocidio palestinese ce ne dimenticheremo perché i media, quasi tutti schierati con i “poteri forti” che stanno a braccetto con Israele, se ne guarderanno bene dal parlarne per non alimentare nell’opinione pubblica la rabbia per quell’orrore e verso chi lo pianificò e attuò.
La storia è scritta dai vincitori e i vincitori – Netanyahu, Trump e tutti coloro che investiranno nella ristrutturazione di Gaza, con la complicità dei media compiacenti – faranno di tutto per cancellare ogni traccia della verità, imponendo la loro, falsa, versione dei fatti in cui Netanyahu verrà probabilmente presentato come uno statista, anziché un criminale per il quale la CPI ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra; Trump verrà ricordato come il Presidente americano che collaborò alla distruzione di Hamas e alla ricostruzione e rinascita della striscia di Gaza. Viceversa tutti i palestinesi, bambini inclusi, saranno equiparati a terroristi che bisognava sterminare per evitare che facessero ulteriori mali. I coloni ebrei, che continuano a occupare i territori, cacciando con la violenza gli arabi dalle loro case, saranno probabilmente ricordati come partigiani che lottarono per la liberazione di Israele dal terrorismo.
Per evitare che dell’orrore di Gaza, e dunque della Verità, si perda ogni traccia, bisogna parlarne in maniera ostinata e sincera. Solo attraverso le cronache, i racconti, le riflessioni, le manifestazioni pro-Palestina si tiene viva l’attenzione sulla questione palestinese, si dà voce alla sofferenza dei palestinesi e si onorano le vittime di questo genocidio.
A tale proposito va ricordato il podcast ERO DI GAZA, allestito dal collettivo ControVoce cui partecipano scrittrici-scrittori-poeti, per raccontare in forma anonima le storie di uomini-donne-bambini di Gaza vittime della follia sionista.
Tacendo, si è complici di chi un domani racconterà la propria verità, offendendo le vittime e negando i fatti!