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ISRAELE È SENZA MEMORIA

Mentre il primo ministro israeliano Netanyahu giura e spergiura che a Gaza non si muore di fame e, se anche fosse, la colpa sarebbe di Hamas, sull’Internazionale in edicola questa settimana l’editoriale di Giovanni De Mauro dal titolo GUARDARE farebbe accapponare la pelle a chiunque avesse un minimo di sensibilità.

Leggendo l’articolo apprendiamo che, da quando l’IDF ha iniziato la sua campagna di sterminio e distruzione a Gaza in risposta al cruento attentato compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, sono tanti gli israeliani che si recano sulla collina di Givat Kobit, nella parte meridionale di Israele, a poca distanza da Gaza, per assistere ai bombardamenti. Pagando l’equivalente di poco più di un euro si può usufruire di un cannocchiale turistico per seguire meglio le atrocità in atto.

Lo so, sembra impossibile che esistano persone che si dilettano ad assistere a un genocidio, per giunta esultando quando l’esercito colpisce gli inermi palestinesi, come se stessero al cinema o al teatro. 

Ormai quasi più nessuno, se non i governanti stranieri filo israeliani, incluso quelli italiani, crede (?) alla giustificazione ufficiale del governo Netanyahu secondo cui l’operazione militare a Gaza è finalizzata a snidare i terroristi di Hamas. Soprattutto perché sembra impossibile che il Mossad, da sempre considerato in assoluto il miglior servizio segreto al mondo, abbia realmente sottostimato i segnali di allarme che preannunciavano l’attentato la cui pianificazione avrebbe chiesto almeno due anni.

Tanti, non solo persone comuni ma anche autorevoli personaggi della cultura tra cui Corrado Augias e Pino Corrias, e anche qualcuno del mondo ecclesiastico, si sono domandati e continuano a domandarsi come è possibile che il Mossad, capace di infiltrare i propri uomini nel ministero della difesa iraniano prima di bombardare Teheran, si sia fatto abbindolare da Hamas nel modo che, purtroppo, tutti conosciamo.

La risposta che molto si danno, spesso con allusioni nemmeno tanto velate, è che probabilmente la sottostima dei vertici del Mossad rispetto a un eventuale attentato fosse cinicamente voluta, pazienza per le vittime. Solo davanti al bagno di sangue perpetrato da Hamas il 7 ottobre, infatti, Israele ha avuto il pretesto per scatenare l’inferno su Gaza, radendola al suolo e sterminando la popolazione per impossessarsi del territorio per realizzare il progetto della Grande Israele.

È come se, all’indomani degli attentati di Capaci e Via D’Amelio in cui persero la vita Falcone e Borsellino, il governo italiano, per sconfiggere la mafia, avesse ordinato all’esercito di radere al suolo la Sicilia sterminando i suoi abitanti   

Questa suggestione è avvalorata dal fatto che in contemporanea all’orrore di Gaza, Israele sta estendendo il fronte anche nei territori occupati della Cisgiordania per conquistarne altri.

Pensare che esistono persone che amano affacciarsi da un’altura per assistere, divertendosi, a un genocidio fa rabbia e dà il voltastomaco. Ma soprattutto alimenta l’antisemitismo perché è impossibile rimanere indifferenti al cospetto di tanta disumanità!

In passato vi fu chi mi disse che gli israeliani, non tutti fortunatamente, considerano i palestinesi alla stregua di bestie prive di ogni diritto e dignità. Pensavo esagerasse!

Quanto sta avvenendo a Gaza, sia a livello militare sia civile, conferma che i palestinesi da molti israeliani sono considerati bestie da macello se non addirittura peggio.

Ma l’olocausto, agli ebrei e agli israeliani in generale, non ha insegnato nulla?

È facile definire antisemita chi si indigna per le atrocità perpetrate a Gaza dall’IDF e dai coloni in Cisgiordania dove vengono incendiate le case degli arabi affinché fuggano per poi impossessarsi delle loro terre.

Con quali altri termini dovremmo definire chi compie queste atrocità se non criminale o, peggio, nazista?

Così come razzista non si nasce ma si diventa frequentando le persone e gli ambienti sbagliati, altrettanto antisemita non si nasce ma si diventa trovandosi al cospetto di criminali e assassini o invasati privi di umanità che, in nome di quale dio non si capisce ancora, invadono e uccidono per realizzare il sogno della terra promessa narrato nel Vecchio Testamento!

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Vincenzo Giarritiello
Nato a Napoli, ma da oltre vent’anni residente a Pozzuoli, Vincenzo Giarritiello alterna all’attività di scrittore quella di giornalista per passione. Nel 1997 ha pubblicato “L’ultima notte e altri racconti” e nel 1999 “La scelta”. Nel 2017 ha ristampato “La scelta” e nel 2018 ha pubblicato il romanzo breve “Signature rerum” ambientato nei Campi Flegrei. Nel 2019 ha stampato “Le mie ragazze rom scrivono” e “Raggiolo uno scorsio di paradiso in terra”. Nel 2020 ha editato la raccolta di racconti “L’uomo che realizzava i sogni”. Ha pubblicato con le Edizioni Helicon il romanzo “Il ragazzo che danzò con il mare”. Ha collaborato con le riviste online “Giornalewolf.it” e “Comunicare Senza Frontiere”; con quelle cartacee “Memo”, “Il Bollettino Flegreo”, “Napoli Più”, “La Torre”. Fino al 2008 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi a Pozzuoli e all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Attualmente collabora con l’associazione culturale Lux in Fabula con cui ha ideato la manifestazione “Quattro chiacchiere con l’autore”. Nel 2005 ha attivato il blog “La Voce di Kayfa” e nel 2017 “La Voce di Kayfa 2.0”. Dal 2019 è attivo il suo sito www.vincenzogiarritiello.it
http://www.vincenzogiarritiello.it

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