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In memoria di Giulia Fasano e di quanti diedero la vita per la libertà

(Le foto di Giulia Fasano sono stata tratte da Facebook su gentile concessione di Gennaro Abbate che a sua volta le rinvenne in rete)

Credo che in pochi della generazione precedente la mia, della mia e di inizio nuovo millennio avrebbero mai immaginato che un giorno si sarebbero potuti confrontare con la guerra.

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina – tralascio le presunte motivazioni che avrebbero indotto Putin a iniziare la guerra, seppure perfino Papa Francesco, durante un’intervista al Corriere della Sera, riconobbe come una delle cause scatenanti il conflitto l’allargamento della NATO a est con la famosa frase l’abbaiare della NATO alle porte della Russia – e l’occidente supporta Kiev con miliardi di dollari in armi, sempre più forte è la sensazione che da un momento all’altro possa scoppiare la terza guerra mondiale.

Se ciò accadesse, i nostri giovani verrebbero arruolati e mandati al fronte. Mentre chi resterà a casa vivrebbe nell’ansia e nel terrore.

Il 25 aprile, giorno della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ha riportato alla memoria i tanti partigiani, uomini e donne, che hanno versato il proprio sangue per la libertà.

Come tutte le città e paesi che durante la guerra ebbero i loro eroi e i loro martiri che si sacrificarono per sconfiggere il nazifascismo, Pozzuoli non fu da meno. Nella pagina del gruppo facebook DICEARCHIA – PUTEOLI – POZZUOLI. STORIA E CULTURA si citano: i fratelli Parascandola, antifascisti rastrellati e uccisi subito dopo l’armistizio; il tenente di cavalleria Antonio Maria Masson, prelevato da casa su una probabile soffiata di qualche collaborazionista con i fascisti e fucilato.

Ma soprattutto si racconta di Giulia Fasano, una ragazzina di sedici anni, amante dell’arte, che fu sorpresa da una pattuglia tedesca mentre recideva i fili di comunicazione telefonica tra i bunker tedeschi. Giulia fu falcidiata dalle raffiche di tre mitragliatrici. Il suo corpo non è stato mai ritrovato. Forse fu gettato in qualche fossa comune.

L’idea che le atrocità della guerra potrebbero riproporsi prepotentemente ai nostri sguardi non soltanto attraverso i documentari, i film, i racconti dei superstiti o dei giornalisti al fronte, ma coinvolgendoci in prima persona a seguito dello scoppio di un conflitto bellico tra Russia e occidente fa accapponare la pelle.

Il pensiero che i nostri giovani, dall’oggi al domani, potrebbero essere arruolati e inviati al fronte da una Patria incapace di assicurare loro un barlume di futuro, in totale contraddizione con la Costituzione che all’articolo 1 recita L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, fa arrabbiare e avvilisce.

Per ora i cannoni di guerra risuonano in Ucraina e a Gaza dove, però, non è in corso una guerra, come invece sostiene chi è schierato con il governo israeliano. Lì, con il pretesto di scovare e uccidere i terroristi di Hamas autori della strage del 7 ottobre 2023, è in atto un vero e proprio genocidio nei confronti dei palestinesi.

La guerra si combatte tra eserciti di stati nemici. A Gaza, invece, l’esercito israeliano sta mettendo a ferro e fuoco la striscia, seminando morte e distruzione verso una popolazione inerme la cui unica colpa è quella di vivere laddove si anniderebbero i terroristi. È come se, per sconfiggere le brigate rosse o qualsiasi altro gruppo terroristico, in Italia si radessero al suolo le città dove si presume fossero i loro covi, senza preoccuparsi di chi con i terroristi non ha nulla da spartire.

La storia di Giulia Fasano è una storia simbolo che ritroviamo in tutte le guerre. Ragazzi e ragazze che imbracciano le armi in difesa della libertà, spesso rimettendoci la vita.

Il problema è che, se oggi dovesse scoppiare, un conflitto mondiale verrebbe combattuto con le armi atomiche. E nessuno, giovane adulto anziano, avrebbe il tempo di reagire.

Chi si troverebbe nella sala dei “bottoni”, pigiando il pulsante per lanciare un missile nucleare, nel giro di pochi minuti mieterebbe decine, centinaia, migliaia di Gaza.

In quel caso, però, non vi sarebbero né altre “Giulia Fasano” né eroi come lei. Al mondo non resterebbe nessuno. Ma se vi fossero dei superstiti non è improbabile che invidierebbero chi non c’è più.

Probabilmente lo stesso mondo non esisterebbe più.  

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Vincenzo Giarritiello
Nato a Napoli, ma da oltre vent’anni residente a Pozzuoli, Vincenzo Giarritiello alterna all’attività di scrittore quella di giornalista per passione. Nel 1997 ha pubblicato “L’ultima notte e altri racconti” e nel 1999 “La scelta”. Nel 2017 ha ristampato “La scelta” e nel 2018 ha pubblicato il romanzo breve “Signature rerum” ambientato nei Campi Flegrei. Nel 2019 ha stampato “Le mie ragazze rom scrivono” e “Raggiolo uno scorsio di paradiso in terra”. Nel 2020 ha editato la raccolta di racconti “L’uomo che realizzava i sogni”. Ha pubblicato con le Edizioni Helicon il romanzo “Il ragazzo che danzò con il mare”. Ha collaborato con le riviste online “Giornalewolf.it” e “Comunicare Senza Frontiere”; con quelle cartacee “Memo”, “Il Bollettino Flegreo”, “Napoli Più”, “La Torre”. Fino al 2008 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi a Pozzuoli e all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Attualmente collabora con l’associazione culturale Lux in Fabula con cui ha ideato la manifestazione “Quattro chiacchiere con l’autore”. Nel 2005 ha attivato il blog “La Voce di Kayfa” e nel 2017 “La Voce di Kayfa 2.0”. Dal 2019 è attivo il suo sito www.vincenzogiarritiello.it
http://www.vincenzogiarritiello.it

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