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Ferdinando II fu assassinato? Il nuovo libro di Maurizio Erto fa luce sul mistero del re delle Due Sicilie

È fondata la tesi dell’assassinio di Ferdinando II? E se il re è stato assassinato, chi è stato l’omicida? Nelle vicende storiche che hanno portato alla caduta del Regno delle Due Sicilie ci sono ancora molte vicende oscure. Negli ultimi decenni si è diffusa una tendenza – che potremmo definire “revisionista”? – che attribuisce molta importanza a complotti e trame occulte dietro il processo che ha portato all’Unità d’Italia.

Una delle questioni più dibattute è proprio la morte di Ferdinando II. La prematura scomparsa del quarantanovenne Ferdinando e l’ascesa al trono del ventitreenne Francesco II avrebbe destabilizzato il governo del regno, favorito la spedizione dei Mille e le insurrezioni antiborboniche. 

Un cold case di centosessanta anni

Ma andiamo per ordine. Ferdinando II, nato a Palermo nel 1810, fu il re delle innovazioni che ancora oggi sono vanto per il Meridione. Una per tutte: la prima ferrovia italiana che collegava Napoli a Portici. Tuttavia a questi primati non corrispose un’adeguata apertura democratica. Il re fu particolarmente ostile nei confronti dei protagonisti dei moti del 1848 tanto da guadagnarsi l’appellativo di Re Bomba dopo in cannoneggiamento di Messina; nel 1856 subì un attentato da parte del mazziniano Agesilao Milano. Il ferimento comportò conseguenze fisiche e psicologiche che lo accompagnarono il re fino alla morte avvenuta nel 1859.

Ma chi fu il protagonista del presunto avvelenamento del re? Secondo la tesi più nota ad avvelenare il re fu monsignor Michele Maria Caputi, vescovo di Ariano Irpino. Ecco, in sintesi, come si svolsero i fatti. A gennaio del 1859 la famiglia reale partì dalla Reggia di Caserta alla volta di Bari. In Puglia il re e la regina, insieme al principe ereditario, avrebbero conosciuto la la moglie di quest’ultimo, Maria Sofia di Baviera, sposata per procura. Durante il viaggio una tempesta fermò il corteo reale ad Ariano Irpino. E in questa sosta non programmata, avvenne il presunto avvelenamento. Sta di fatto che il re per tutto il viaggio stette male e non partecipò al matrimonio che si svolse a Bari il 3 febbraio. La famiglia reale fece ritorno a Napoli in nave mentre il sovrano continuava a stare male fino a spegnersi il 22 maggio nelle stanze della Reggia di Caserta.  

Come si smonta un falso storico

“L’Avvelenamento di Ferdinando II di Borbone. Storia controversa di un attentato politico tra propaganda borbonica e filoliberale” è l’ultimo libro di Maurizio Erto che, documenti alla mano, analizza la vicenda del presunto avvelenamento. Il professor Erto per questa sua pubblicazione (D’Amico Editore) mette a confronto le fonti storiche e letterarie. Erto, storico e filologo, consulta pubblicazioni e documenti d’epoca e smonta pagina dopo pagina la tesi del complotto. L’autore accompagna il lettore nelle vicende di quegli anni, approfondisce e restituisce un’analisi storica che, in molti casi, mina alla base delle considerazioni revisionistiche. L’analisi dell’autore è ampia: non si ferma ai documenti di parte, ma indaga sia negli ambienti filoborbonici che negli ambienti liberali.

Quello che emerge dalla lettura e dall’analisi dei testi è che l’ipotesi dell’attentato politico non è altro che il risultato di una duplice convenienza.  A sostenere la tesi dell’attentato politico ci sono sia i borbonici – primo tra tutti Francesco II, successore di Ferdinando – ma anche alcuni gruppi con tendenze liberali.

Per la prima volta un momento cruciale per la storia d’Italia, poco indagato, viene analizzato in profondità mettendo a nudo interessi politici che nel corso del tempo hanno alterato la verità.

Qui la scheda sul sito della casa editrice D’Amico

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Ciro Biondi
Giornalista, scrive prevalentemente di attualità, sociale, cultura, turismo e ambiente. E' responsabile dell'Ufficio Comunicazione della Caritas Diocesana di Pozzuoli. Ha collaborato con quotidiani e periodici. E’ specializzato in comunicazione sociale e istituzionale. Si è occupato di uffici stampa ed è presidente dell'associazione di promozione sociale Dialogos. Con le scuole e le associazioni promuove incontri su legalità, volontariato, solidarietà tra i popoli, dialogo tra le religioni e storia. E' laureato in Lettere con una tesi in Storia Medievale. E' docente di scuola statale secondaria di secondo grado. Ha ottenuto vari riconoscimenti per l'attività giornalistica. Per il suo impegno sociale, culturale e professionale nel 2013 il Capo dello Stato lo ha insignito dell'onorificenza di cavaliere della Repubblica.
http://www.cirobiondi.it

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