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Napoli. La congiunzione degli opposti a san Giovanni Maggiore

Nella Basilica di San Giovanni Maggiore ieri sera, 21 dicembre 2020 La bravissima Monica Marra, voce mantra della musica napoletana, ha accompagnato “La congiunzione degli opposti”, un fascio si luce che partendo dall’ipogeo ha solcato la navata della basilica sollevandosi verso il cielo.

La Basilica completamente al buio era illuminata solo dai bracieri posizionati intorno al fascio.

Il 21 dicembre, solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, ha visto la terza tappa del progetto “La congiunzione degli opposti”, di Gianluigi Maria Masucci.

L’artista ha guidato l’evento parlando di Amore in una Basilica antica 2000 anni, al buio. “Le nuove epoche arrivano sempre dopo grandi cataclismi, guerre ed epidemie. L’ottimismo, oggi, è una forma di responsabilità”

Questo rito sacro e artistico è un invito ritrovare i valori di una comunità.

Sono intervenuti all’evento l’artista Gianluigi Maria Masucci, il rettore della Basilica San Giovanni Maggiore Don Salvatore Giuliano, il professore di storia dell’architettura del Dipartimento di Architettura della Federico II Andrea Maglio e Bruno Miccio, esperto di acque e sottosuolo.

La congiunzione degli opposti

Il progetto “La congiunzione degli opposti” nasce con il ritorno a Napoli, dell’artista, sua città d’origine, dopo anni trascorsi all’estero, e comporta un simbolico ricongiungimento con la sua anima più intima.

Tale ricongiungimento avviene attraverso lo studio approfondito delle vicende storiche, della crescita urbana, dei culti pagani e cristiani e del patrimonio culturale.

Utilizzando la cartografia urbana, gli studi storico-architettonici e storico-urbani, la lettura di antichi manoscritti, l’araldica, le ricerche sull’elettromagnetismo traccia mappe e delimita zone, collega idealmente i due obelischi di Piazza San Domenico e di Piazza del Gesù Nuovo, su questo tratto, che si identifica con via Benedetto Croce dove sorge il suo studio, delinea due triangoli dalla base in comune e i cui vertici cadono a Nord e a Sud, decide che al centro di quella zona deve svolgersi un evento.

Costruisce un braciere in ferro battuto. Ai vertici della figura, un rombo, ci saranno dei fuochi mentre dal suo centro si dipartirà un lungo fascio luminoso verticale.

C’è qualcosa di rituale in questo, il fascio al cielo evoca gli obelischi barocchi costruiti come ex-voto dopo un terremoto e una pestilenza, il fuoco nel braciere rimanda a riti arcaici, pagani, il tutto richiama il passato remoto e il mondo magico.

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Anna Abbate
Archeologa, consulente informatica e web design freelance. Nata a Napoli, si occupa dal 1971 di Information Tecnology dopo essersi formata alla IBM come Analista Programmatore. Dopo una vita vissuta nel futuro ha conseguito la Laurea Magistrale in Archeologia presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”. Divide il suo tempo tra la passione per l’informatica e la ricerca storica. Con alcuni amici archeologi ed antropologi ha fondato nel 2011 il “Gruppo Archeologico Kyme”, associazione di promozione sociale, della quale attualmente è presidente, organizzando giornate di valorizzazione e promozione del patrimonio storico-archeologico e delle tradizioni dedicate soprattutto alle scuole. Si occupa, in particolare di Napoli e del territorio flegreo. Ha pubblicato i libri "Da Apicio... a Scapece (Valtrend Editore, 2017), "Biancomangiare... il Medioevo in tavola" (Valtrend Editore, 2018).

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