Tu sei qui
Home > Campi Flegrei > Bacoli > 1943: i crimini nazifascisti nei comuni di Pozzuoli, Bacoli e Quarto

1943: i crimini nazifascisti nei comuni di Pozzuoli, Bacoli e Quarto

Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 anche l’area flegrea ha subìto rappresaglie da parte dei soldati tedeschi in fuga. La città di Pozzuoli per la sua posizione strategica a settentrione della città di Napoli, per il porto e la ferrovia, ma soprattutto per la presenza dell’industria bellica e dei serbatoi di carburante fu oggetto di attenzione dall’Asse e degli Alleati. Lo stesso discorso per Bacoli; nelle frazioni di Baia e del Fusaro furono attivi impianti per la fabbricazione di siluri per la Regia Marina: il materiale bellico era testato sull’isolotto di San Martino. I reparti della Wehrmacht furono presenti con accampamenti e drappelli anche a Quarto e a Monte di Procida. Il reparto che occupava l’area flegrea era la XIV Panzer-Korps, divisione della “Goering” agli ordini del capitano Mackensen. In questo scenario si svolsero gli episodi di seguito riportati.

Oltre cento bombardamenti

I bombardamenti aerei degli Alleati provocheranno a Pozzuoli alcune vittime fin dall’inizio della guerra: tre civili perirono sotto le bombe inglesi il 1° novembre 1940. Nell’agosto del 1943 saranno cinque le vittime, l’intera famiglia Parente come racconta Gianni Race in “Pozzuoli. Storia, tradizioni e immagini” (Edizione Ciesseti, 1984). Altri morti si contarono in seguito ai bombardamenti del 9 novembre del 1941 con tre vittime e del 24 agosto del 1943 in cui ci furono ben trentasette vittime. In totale si contarono 104 bombardamenti. Con la caduta del regime fascista nel luglio del ’43 anche a Pozzuoli si verificarono scontri. La polizia e vigili urbani, per difendere la Casa del Fascio nella villa comunale, spararono tra la folla uccidendo un sedicenne, Alberto Iaccarino. Dopo l’Armistizio alcuni fascisti insieme ai tedeschi distrussero con mine parte della fabbrica Armstrong e la linea ferroviaria. Gli episodi di questo periodo sono ampiamente raccontati da Angelo D’Ambrosio nella pubblicazione “Storia della mia terra” (Edizioni Centro Turistico Giovanile, 1976).

Villa Comunale di Pozzuoli: la stele dedicata al giovane Alberto Iaccarino

L’inizio delle stragi

Non solo bombardamenti. Anche Pozzuoli e l’area flegrea furono soggette ad azioni nazifasciste. Numeri, quelli di Pozzuoli, per nulla da paragonabili a quanto accaduto a Napoli (soltanto il 1°ottobre ci furono in città quasi cento vittime) e in altri comuni della Campania come ad Acerra – con 84 vittime – oppure Nola, Afragola, Giugliano, Castellammare, Marano, Caivano e in molti comuni del casertano. Eppure i delitti commessi non furono meno feroci.

14 settembre. Una famiglia sterminata

Centro delle attività dei tedeschi fu il quartier generale nell’albergo Villa dei Cesari a Lucrino. La scelta del luogo fu strategica poiché a metà strada tra Pozzuoli e Bacoli e nei pressi di importanti arterie, come la via Domitiana, che consentivano facili movimenti. La mattina del 14 settembre i tedeschi trovarono manomessi i fili telefonici. Qualcuno li aveva tagliati e bisognava dare una punizione esemplare. Considerato l’evento particolarmente grave, fu interpellato il podestà della città di Pozzuoli, il conte Falvella. Fu lui che indicò alcuni cittadini quali responsabili. Erano tutti contadini, i fratelli bacolesi Antonio e Mario Guardascione – rispettivamente di 27 e 25 anni – un loro cugino, Salvatore di 32 anni e un loro zio Filiberto Emanato di 37. Vennero fermati anche Michele Costagliola, 27 anni, e il guardiano del lago Lucrino, successivamente rilasciato. Senza nessun processo vennero trasferiti all’accampamento di Grotta del Sole. La mattina del 17 settembre vennero obbligati a salire a bordo di un camion. Un ufficiale tedesco con un colpo alla nuca uccise Antonio Guardascione. Gli altri quattro scapparono ma due di loro, Michele Costagliola e Salvatore Guardascione furono bloccati ed uccisi. Michele Costagliola è riconosciuto partigiano combattente caduto.

19 settembre. Fu solo la luce di una candela

Fu un attimo, la fiammella di una candela. I tedeschi lo interpretarono come un segnale in codice utile per la fuga di un gruppo di giovani che si imbarcarono verso Procida, sull’isola erano già presenti inglesi e americani. Gli Alleati avevano occupato Procida e lo sbarco era considerato imminente.  La sera di san Gennaro, il 19 settembre Aniello Calabrese, 43enne guardiano del faro originario di Brindisi, fu preso nella sua casa di Miseno e portato al Comando di Lucrino. Il giorno dopo fu fucilato. Gianni Race racconta che il commissario prefettizio di Bacoli si era presentato al comando di Lucrino chiedendo, senza successo, il rilascio del prigioniero. Negli stessi giorni anche il faro di Miseno fu distrutto.

22 settembre. Il tentativo di fuga

Tra i tanti uomini costretti ai lavori forzati ci fu anche Gennaro Solimeo, puteolano di 28 anni. A Licola tentò di scappare ma venne fermato da una mitragliatrice. Era il 22 settembre.

24 settembre. L’uccisone di Quarto

Francesco De Vivo era un contadino di Quarto. Fu fermato dai tedeschi e costretto a lavorare per loro. L’uomo di si ribellò e tentò la fuga. I tedeschi non esitarono a sparargli alle spalle. Aveva 53 anni.  È riconosciuto partigiano combattente caduto. La piazza detta “bivio” a Quarto è a lui intitolata.

25 settembre. Giacomo Lettieri il giovane eroe giustiziato ad Arco Felice

Tra le figure più significative della Resistenza partenopea c’è, senza dubbi, Giacomo Lettieri. Aveva 15 anni ed era manovale in piazza Umberto di Napoli. Aveva avuto simpatie fasciste e aveva chiesto di partire in guerra come volontario. Ma l’andamento della guerra e la maturazione del giovane lo portarono ad avere un atteggiamento diverso nei confronti dei tedeschi. Nei pressi dell’officina dove lavorava vide che alcuni nazisti avevano ammazzato un soldato italiano (in altra versione si parla di due militi del reparto sanitario). I tedeschi ridevano mentre il soldato rantolava prima di spirare. Preso dalla rabbia Giacomo toglie un fucile ad un carabiniere che assiste alla scena e uccide due tedeschi (in un’altra versione si parla del solo ferimento di un tedesco). Il giovane si diede alla fuga. Ma un compagno di scuola lo tradì. Catturato, i tedeschi lo portarono ad Arco Felice e qui lo fucilarono. Lettieri è riconosciuto partigiano combattente caduto. Come racconta il nipote Salvatore Tofano in alcune testimonianze, ad essere fucilati insieme a Giacomo ci furono altre undici persone che furono ammazzate dopo aver scavato essi stessi la loro fossa. Dopo oltre venti mesi si individuò il luogo di sepoltura. La madre del Lettieri, riconobbe il corpo del figlio. Mossa da pietà ospitò nella tomba di famiglia anche i corpi di altre due vittime non identificate.

26 settembre. La fucilazione del tenente

Antonio Masson era un giovane tenente di cavalleria di Pozzuoli. In via Fascione i Masson avevano un fondo agricolo. Secondo le fonti il tenente stava preparando le armi per combattere contro i tedeschi. Probabilmente fu tradito. La fucilazione avvenne il 26 settembre. Masson aveva 28 anni.

27 settembre. La fuga dal campo di concentramento di Lucrino

A Lucrino i tedeschi allestirono un campo di concentramento provvisorio. Uno dei prigiobieri che tentò la fuga fu Francesco Di Matteo, napoletano. Ma il giovane fu ucciso nel tentativo di evasione. Di Matteo, 23 anni, è riconosciuto caduto per la lotta di Liberazione.

30 settembre. La morte di Giulia Fasano

Ormai in fuga i tedeschi commisero l’ultimo delitto. Giulia Fasano, sedicenne, era accanto alla sorella Emilia e stavano raccogliendo acqua da una fontana pubblica in via Miliscola. I tedeschi non esitarono a sparare. Secondo altre fonti Giulia, di famiglia antifascista, aveva tranciato i cavi telefonici del comando tedesco. È riconosciuta caduta per la lotta di Liberazione.

Gli Alleati a Pozzuoli

Dal 27 al 30 settembre la città di Napoli passa alla storia come la prima grande città europea a liberarsi da sola dai nazisti. A Pozzuoli arrivano le truppe alleate, tra cui anche i marocchini che si insediano a via Napoli (da qui il nome del rione). Pozzuoli fu di nuovo bombardata, ma questa volta dai tedeschi. Il 21 ottobre fu preso di mira il cimitero anche se l’obiettivo erano i serbatoi di carburante che ora alimentavano le navi da guerra inglesi e americane nel porto puteolano pronte per supportare l’avanzata verso nord (la liberazione di Roma avvenne solo nel giugno del 1944).

2 ottobre. L’uccisione di Licola

Le uccisioni di inizio ottobre furono le ultime azioni di terra dei tedeschi. Dino Galassi era nato in provincia di Rovigo nel 1928. Di lui si sa poco. Fu trovato nelle paludi di Licola bonificate dall’Opera Nazionale Combattenti. Con sé aveva un fucile da caccia. E fu ammazzato dai tedeschi.

2 ottobre. La strage del Monte di Cuma.

Quattro uomini vennero sorpresi dentro una piccola fortificazione. Contro di loro vennero lanciate alcune bombe. Anche se ferito uno di loro, Bartolomeo Scotto di Luzio, 34enne di Monte di Procida riuscì a scappare. Morirono i bacolesi Michele Carannante, di 16 anni, Biagio Scamardella di 34 anni e Giovanni Scamardella di 17 anni.

Altre vittime di cui si hanno poche informazioni furono i fratelli napoletani (anche se alcuni riferiscono che si tratta di due puteolani) Eduardo e Gennaro Colucci (37 e 40 anni) riconosciuti caduti per la lotta di Liberazione. Restando nell’area flegrea, si registrarono vittime a Pianura e Soccavo in azioni legate alla sollevazione delle Quattro Giornate di Napoli.

Note importanti

Nella breve ma completa lista sono inseriti esclusivamente le stragi e le uccisioni inserite nell’Atlante delle Stragi Nazifasciste in Italia nato nel 2009 grazie ad un accordo tra la Germania e l’Italia. A stilare gli episodi studiosi ed enti riconosciuti dallo Stato come l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) e dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI). Le azioni e le vittime di guerra non sono contemplate in questo lavoro. Nella regione Campania sono classificati 501 episodi e 1409 vittime.

Avatar photo
Ciro Biondi
Giornalista, scrive prevalentemente di attualità, sociale, cultura, turismo e ambiente. E' responsabile dell'Ufficio Comunicazione della Caritas Diocesana di Pozzuoli. Ha collaborato con quotidiani e periodici. E’ specializzato in comunicazione sociale e istituzionale. Si è occupato di uffici stampa ed è presidente dell'associazione di promozione sociale Dialogos. Con le scuole e le associazioni promuove incontri su legalità, volontariato, solidarietà tra i popoli, dialogo tra le religioni e storia. E' laureato in Lettere con una tesi in Storia Medievale. E' docente di scuola statale secondaria di secondo grado. Ha ottenuto vari riconoscimenti per l'attività giornalistica. Per il suo impegno sociale, culturale e professionale nel 2013 il Capo dello Stato lo ha insignito dell'onorificenza di cavaliere della Repubblica.
http://www.cirobiondi.it

Articoli Simili

3 thoughts on “1943: i crimini nazifascisti nei comuni di Pozzuoli, Bacoli e Quarto

  1. In queste giornate particolari per la nostra città RICORDARE chi ha creduto alla LIBERTÀ perdendo la vita è importante ricordare i nomi di chi non sarà mai citato nei libri di storia come fate con il vostro giornale. A voi tutti GRAZIE alfredo pezone

  2. Grazie per questo interessante stralcio della Storia Flegrea, specie di Pozzuoli. Mio nonno Nicola Fasano (deputato del partito Comunista dal 1958 al 1960…quando morì in un incidente d’auto) era il fratello di Giulia Fasano, fucilata dai nazisti.

Lascia un commento

Top Menu
Translate »
error: Il contenuto del sito è protetto
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: