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Il magico, il rituale e la logica combinatoria in Giovanni Battista Della Porta. II Parte

Per questo motivo nel primo canto del Paradiso Dante invoca, paganamente, le Muse e l’Apollo delfico, dotato cioè di spirito divinatorio perché dovrà capire, conoscere interpretando i segni del divino, la sua ascesi dall’inferno delle bestie e dei demoni, alla visione della luce divina. In un apoteosi però di geometrie arabe, ebraiche e pitagoriche, di cifre simboliche e allegoriche, musicali uniche nell’universo spazio dell’occidente cristiano. I fossili ad esempio sono per questi maghi-matematici del Rinascimento opere create da una Natura naturante, capace di generare forme. Tutto l’universo creato è sostanzialmente un animale vivente, animato da uno spiritus mundi, una vis creatrice, una forza capace di generare foglie, fili d’erba, figli, da una unica radice madre, la terra dell’uomo, ciò che i Greci chiamavano natura animata dal soffio vitale , dallo spirito, fusis,  capace cioè di sof-fiare vita. In perfetta coincidenza anche col racconto  biblico della Genesi. Nel testo biblico compare tutta la polisemia generativa ma anche distruttiva dello Spirito di Dio che aleggia sopra le acque e che distrugge il mal costruito: il termine onomatopeico semitico Ruah, Ruh, indica il vento clamoroso della generazione violenta, Ruah Eloim, ma anche forma che nutre, ma anche parola che persuade come nel latino Verbum e nel sanscrito Vrh-Brh, parola-soffio che vibra producendo le forme della generazione secondo la tradizione vedico-shivaita.

Forza in grado di far emergere dal nulla  qualcosa in una forma. E’ un principio di informazione non di individuazione come voleva Aristotele.E’ una natura animata ancora dal dio pan, dal dio  dell’evento panico, del Tutto rinascente, zampillante acque, fonti,infiorescenze di boschi e di montagne, dominate dal dio dell’evento tragico e del dolore, Dioniso, che presiede al luogo sacro dove gli uomini possono vedere tutto questo come fenomeno, il teatro, come rito che ammette una religione salvifica che guarisce attraverso una sapienza divinatoria, il cui dominio è controllato da Apollo. Da forze che abitano le foreste, le città e l’universo-cosmo visto come palla di vetro, pila cristallina. E vedremo perchè.

Da forze cioè mitiche. In ultima analisi è proprio il mito, vogliono intendere, che genera la forza della natura, è il divino che genera la forza della natura.Quasi come un lievito.

Questo ritorno dell’antico nel moderno è evidente nella Primavera del Botticelli che tesse una narrazione allegorica della sapienza in questo senso: Amore, Filosofia come Sapienza, Natura in fiorescenza (quasi un orto botanico), Convivenza umana. Diremmo noi , è l’immateriale che genera il materiale, è il pensato come idea che genera il mondo umano, come fabbricazione, come opera.

Non si sottrae a questo nemmeno Michelangelo Buonarroti che mette accanto al Dio travolgente e catastrofico della Genesi, cioè della generazione del mondo, la Sibilla Cumana ed Eritrea come tradizione  del sacro antico e della sapienza antica, nella grande esplorazione narrativa della cappella Sistina. Nemmeno la Madonna col Bambino di Piero della Francesca, si salva ,che viene fatta sovrastare da una conchiglia, simbolo di Venere generatrice (Alma Venus), e con sospeso sul capo il simbolo Medievale dell’Immortalità, l’uovo magico. Per non parlare della maniera eretica e pagana di Francesco del Cossa e di Cosmè Tura, che nelle corti di Ferrara e Mantova possono permettersi il trionfo della Magia dei simboli vitali e astrologici del Rinascimento.E’ dunque volutamente una ermeneutica del sacro, recuperato come epigenesi di un evento. Forma nuova alchemicamente cangiante di una tradizione che prende linfa dalle scuole filosofiche e magiche del duecento e trecento. Da un punto di vista puramente estetico e filosofico, questa è la potenza effettuale del Rinascimento.

Da qui la nostra meraviglia di uomini che vedono e sentono una magia particolare, una forza di un’aura mai espressa dal genio umano:  la cosiddetta “Dama con l’Ermellino” di Leonardo da Vinci. In una sequenza davvero stupefacente il gioco della simmetria e dell’analogia fra mondi paralleli ( la consonatio ) viene fatto vivere allo spettatore negli occhi, nel viso e nelle mani della Dama che sono simili agli occhi, alle zampe, al viso dell’animale in braccio alla dama. E’ un mondo, quello umano e animale, specchio del mondo divino , che consòna, che vibra armonicamente col celeste.

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Vincenzo Crosio
Vincenzo Crosio è nato a Napoli nel ‘50. È scrittore, poeta, saggista. È stato rettore del Seminario teologico politico di Salsomaggiore Istituto Sobozan, Fudenji. insegnante relatore all'Istituto Filosofico di Napoli, specializzato nella Interpretazione dei testi antichi tra Oriente ed Occidente. È stato editorial board di Scienze e ricerche, su cui ha pubblicato saggi di epistemologia semantica, antropologia e filosofia, tra cui importantissimi contributi sulla civiltà della Campania antica e dei Campi Flegrei.

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