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Scelgo quello che fa bene

Con questo articolo inauguriamo la rubrica della dottoressa Patrizia Isita. Nelle prossime settimane parleremo di ambiente e nutrizione.

La mia attività professionale è iniziata interessandomi di ambiente e nutrizione in particolare dell’equilibrio degli ecosistemi, per conto dell’università “Federico II”, andando avanti negli studi mi sono resa conto di come l’equilibrio dell’”ecosistema terra”, sia fortemente legato alle abitudini alimentari della specie umana.

Quindi mi sono occupata di sostenibilità, di biodiversità e di quanto incidono lo stile e le abitudini alimentari sul benessere del pianeta, in particolare mi sono occupata dell’impatto ambientale dei nostri consumi alimentari, argomenti che ho avuto il privilegio di insegnare in un master universitario sulla nutrizione.

Incominciai ad approfondire l’argomento della sostenibilità studiai Serge Latouche, un economista francese che ha elaborato la teoria della “decrescita” in alternativa ad una economia moderna distruttiva e del tutto insostenibile per l’equilibrio ecologico, una economia destinata a scontrarsi con la limitatezza di risorse naturali, per Latouche e per Maurizio Pallante, studioso dei rapporti tra ecologia, tecnologia ambientali ed economia, uno “sviluppo sostenibile” passa attraverso un ritorno alle origini, riappropriarsi del rapporto con la natura, coltivare la terra, una strada non solo per l’economica del Paese, ma anche esistenziale.

Che esiste una stretta relazione tra lo stile alimentare, l’inquinamento ambientale e lo stato di salute umana ormai è accertato da numerosi studi epidemiologici. L’energia dell’ambiente si trasforma in energia del cibo che diventa l’energia dell’essere umano, il cibo fondamentalmente è una fonte energetica, è la benzina, è il carburante per far funzionare una macchina complessa che è il corpo dell’uomo.

Il carburante deve essere di ottima qualità, deve avere tutte le caratteristiche che servono per mantenere un buono stato di salute e garantire la migliore qualità possibile di vita.

Se penso agli alimenti che si vendono oggi nei supermercati e soprattutto quelli che vengono pubblicizzati, mi rendo conto che la maggior parte sono veramente di pessima qualità, e allora mi sono chiesta, visto che ormai sono più di cinquanta anni che la qualità del cibo diventa sempre peggio, che effetto ha questo modo di mangiare sulla salute umana e sulla qualità della vita.

Ho seguito studi e ricerche, ho avuto contatti e ho collaborato con vari gruppi di ricerca che studiano la correlazione tra lo stile alimentare e le malattie “del benessere”. Ho scoperto un nuovo mondo scientifico che battaglia tutti i giorni per far comprendere come è importante saper scegliere l’alimento che sia un buon carburante, e come la scelta del cibo incide profondamente sul benessere umano.

Ci sono grandi personaggi nel mondo che combattono per il valore dell’umanità, per la sostenibilità come Vandana Shiva, influente scienziata indiana che si batte da anni per la tutela della diversità biologica e contro gli ogm, contro le monocolture e la globalizzazione, contro il brevettare la natura.

La rivoluzione industriale negli anni 50 ha sconvolto completamente il mondo dell’agricoltura e di conseguenza ha portato ad un cambiamento delle abitudini alimentari in tutto il mondo, anche le basi su cui si fonda la dieta mediterranea sono state un po’ stravolte. Ritornare alle origini, alle tradizioni alimentari dei popoli del mediterraneo è fondamentale per comprendere meglio la storia del cibo nel corso degli anni e come i cambiamenti hanno influito sullo stato di salute dell’uomo moderno.

D’altra parte tutta la mia professione è basata su riflessioni antiche, su Ippocrate che afferma fai del cibo la tua medicina, Ippocrate era profondamente convinto che il modo di nutrirsi è in grado di influenzare la genesi delle malattie e come il cibo può costruire o distruggere, ma con l’avvento della farmacologia, questo concetto per anni è stato ignorato, oggi queste antiche intuizioni pare che si stiano rivalutando, anche se c’è molta resistenza da parte di quella medicina che crede esclusivamente nella farmacologia.

E’ inutile sottolineare, ormai talmente evidente, quanto siano aumentate le malattie legate alle cattive abitudini alimentari, numerosi studi scientifici lo dimostrano ampiamente.

Questo è stato il motivo che mi ha spinto a fondare un’associazione “l’Orto Consapevole” che ha la missione di divulgare, attraverso eventi nell’ambito di attività sul territorio, la cultura alimentare e capire il potere del cibo; il cibo ha un grande potere quello di indebolire o fortificare l’organismo. Per poter distinguere il cibo che fa bene, che fortifica c’è bisogno di conoscere e di sapere. L’importante è acquisire la consapevolezza di poter fare le scelte migliori per rafforzare la salute con consapevolezza.

Imparare e seguire i principi di una sana alimentazione attraverso la conoscenza della natura del cibo diventa una vera e propria terapia nutrizionale, diventa prevenzione e cura per i malesseri più comuni, migliora la qualità della vita e tutela l’ambiente.

La mia attività privata come nutrizionista è basata sulla convinzione che è possibile cambiare realmente le proprie abitudini introducendo nuove pratiche e rimedi naturali in grado di promuovere il benessere e acquisire la migliore forma.

Le antiche abitudini

Giusto per ricordarci da dove nasce il nostro modo di alimentarci, peccato che spesso lo dimentichiamo o forse abbiamo perso quasi completamente le antiche abitudini delle nostre nonne, ma forse non è tutto perso.

La Dieta Mediterranea; le sue origini, risalgono a diecimila anni fa, nella Mezzaluna fertile, in Medio Oriente, diffuse poi nel Mediterraneo nell’antica Grecia e nell’impero Romano. Basata su alimenti derivati dal mondo agricolo, caratterizza ancora oggi lo stile alimentare dei paesi dell’area del Mediterraneo.

Ancel Benjamin Keys, biologo statunitense, negli anni ’40 colpito dalle abitudini alimentari della popolazione del Cilento intuì che, la bassa incidenza di malattie cardiovascolari  fosse dovuta al tipo di alimentazione adottato.

Vent’anni dopo, verificò scientificamente con uno studio epidemiologico, il Seven Country Study,  che i popoli del mediterraneo avevano livelli di colesterolo molto bassi ed una bassissima incidenza di infarto miocardico. Nacque così l’espressione «dieta mediterranea» dalla parola greca δίαιτα (diaita): il suo significato è “stile di vita”: una vera e propria filosofia, non solo un modo di mangiare ma, un insieme di conoscenze, abitudini sociali e tradizioni culturali storicamente tramandate.

Nel 2010 l’Unesco a Nairobi  ha riconosciuto la “Dieta mediterranea” come “patrimonio immateriale dell’umanità”. La decisione, si basa sul riconoscimento che “questo semplice e frugale modo di consumare i pasti ha favorito nel tempo i contatti interculturali e la convivialità, dando vita a saperi, costumi sociali  e celebrazioni tradizionali di molte popolazioni del mediterraneo”.

Oggi i benefici della dieta mediterranea sono universalmente riconosciuti, i cui prodotti alimentari sono sempre più richiesti nel mondo, nel 2010 il valore del mercato generato dai Made in Italy, ha raggiunto i 200 miliardi di euro, con una crescita del 9% rispetto al 2009, vedendo l’Italia ai vertici mondiali nella produzione di alcuni prodotti tipici.

E’, infatti, il primo produttore mondiale di pasta e vino,  il secondo per la produzione di olio  e il  terzo per la produzione di  conserve di pomodoro.

L’Italia risulta il prototipo di stile di vita del  Mediterraneo, con una dieta a base di cereali, pasta, legumi, ortaggi, frutta, olio d’oliva, pane e vino. E può vantare anche una delle più grandi tradizioni gastronomiche del mondo.

E’ solo nel XX secolo, che ci si interroga sulle valenze della dieta mediterranea dal punto di vista nutrizionale, oggi è stato dimostrato scientificamente che la dieta mediterranea, nella sua applicazione gastronomica, rivela una particolare appetibilità che favorisce i meccanismi biochimici e fisiologici della corretta digestione e assimilazione per il valore nutrizionale e suoi effetti positivi sulla salute.

Nonostante tutto ci sono molte resistenze per lo più culturali, dovute alle politiche delle multinazionali alimentari che non hanno interesse affinché si affermi una corretta cultura alimentare.

La Dieta Mediterranea rappresenta un insieme di competenze e conoscenze, che vanno dal paesaggio alla tavola e, in particolare, il consumo di cibo rispetta le tradizioni, il territorio, la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali.

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Patrizia Isita
Patrizia Isita, Biologa Nutrizionista ha frequentato la scuola di specializzazione di Chimica e Tecnologia Alimentare, ha studiato per anni Discipline Integrate per il trattamento delle Malattie della Nutrizione. Esperta di Alimentazione Preventiva e Adiuvante in Oncologia. Segue un approccio di alimentazione sana e naturale e sostenibile, collaborato per anni con Università di Napoli “Federico II”. Esperta in Armonizzazione Posturale, Terapista e Istruttrice Shiatsu, questi studi paralleli hanno consentito un approccio a stili di vita sani e consapevoli che portano ad un benessere psico-fisico. Presidente dell’associazione “L’Orto Consapevole”, no-profit, che svolge attività di informazioni sul territorio sui danni causati da una cattiva alimentazione e divulgazione della cultura alimentare ed educazione nutrizionale, sfatando molti luoghi comuni che allontanano da uno stile di vita sano ed equilibrato. Segue i pazienti in un percorso continuo di Educazione Alimentare affiancato sempre ad una dieta corretta. Convinta che una nutrizione adeguata e sostenibile valorizza le produzioni e le tradizioni enogastronomiche locali e può essere di aiuto nella cura e nella prevenzione delle malattie degenerative per mantenere un buono stato di salute.

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